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Intervista F3D UNION - 15.10.2025
Il 17 Ottobre 2025 i Sabaton, formati dal cantante e tastierista Joakim Brodén, dai tastieristi Chris Rörland e Thobbe Englund, dal bassista Pär Sundström e dal batterista Hannes Van Dahl, hanno pubblicato il loro nuovo album Legends.
I Sabaton sono un gruppo musicale power metal/heavy metal svedese, formatosi nel 1999 a Falun per iniziativa di Joakim Brodén e Pär Sundström.
Il nome della band significa in italiano scarpa d’arme, elemento raffigurato anche nel logo, a formare la lettera S maiuscola. I temi principali affrontati dal gruppo nei suoi brani sono i conflitti della storia e le loro battaglie più rilevanti.
Prima di parlarvi di questo nuovo album voglio menzionare alcune notizie su questo gruppo, per meglio capire chi sono e cosa cantano.
Nel 2023, la band ha pubblicato un film d’animazione in collaborazione con gli Yarnhub Studios basato sul loro album The War to End All Wars, visibile nei musei di tutto il mondo.
L’11 marzo 2025, il film è stato rilasciato sulle principali piattaforme di streaming come Apple TV, Amazon Prime e YouTube Movies.
Lo stile musicale del gruppo rientra nel filone del power metal epico, con l’alternarsi della caratteristica voce solista del cantante-compositore e dei cori, spesso usati nei refrain.
Le tematiche trattate dai Sabaton vertono principalmente sulla guerra, antica e moderna, molti testi riguardano battaglie famose della storia viste da un punto di vista generale o dall’occhio di una delle fazioni.
Le due guerre mondiali sono molto presenti nei testi, come per esempio in “Cliffs of Gallipoli” che narra della Battaglia di Gallipoli da un punto di vista neutrale, o in “Panzerkampf”, che ha come tema la Battaglia di Kursk vista dal punto di vista dei sovietici, ma si possono riscontrare anche temi differenti da quelli delle guerre mondiali, come la Guerra delle Falkland o quella del golfo, rispettivamente in “Back in Control”, vista dal punto di vista inglese, in “Panzer Battalion” e “Reign of Terror”, vista dal punto di vista della Coalizione.
Spesso i testi raccontano la storia di un singolo personaggio della storia militare, come il brano “White Death”, incentrato sulla figura del cecchino finlandese Simo Häyhä; “To Hell and Back”, che parla del pluridecorato soldato americano Audie Murphy; “The Red Baron”, canzone su Manfred von Richthofen, il “Barone Rosso”.
I Sabaton confermano con Legends la loro posizione di punta nel panorama power metal internazionale. Il nuovo lavoro dei veterani svedesi si pone come una celebrazione dell’epica storica, muovendosi tra figure leggendarie e battaglie che hanno segnato il corso della storia.
Legends arriva due anni e mezzo dopo “The War To End All Wars” e nel frattempo qualche cambiamento c’è stato: esce Tommy Johansson, ormai ben conscio di un proprio potenziale da solista, e rientra alle chitarre Thobbe Englund, già parte del gruppo tra il 2012 e il 2016 (e da qualche anno parte pure dei Civil War, la celebre ‘storiaccia’ della scissione in blocco di quasi tutta la formazione avvenuta nel 2012).
I nostri ovviamente non se ne sono stati con le mani in mano, visto che sono stati in tour con svariati grandi nomi, dai Judas Priest alle Babymetal, e hanno pure collaborato con musei e altri enti per via del loro ruolo di divulgatori storici e culturali.
Ovviamente, tra un concerto e l’altro devono anche aver trovato il tempo di registrare un nuovo disco e, nonostante la serrata tabella di marcia, Legends è un prodotto tutt’altro che irrilevante, a dir la verità è anche meglio del previsto, visto che stiamo parlando di un gruppo che ormai ha uno stile ben definito da circa una decade.
La band dimostra coesione e padronanza del proprio linguaggio musicale, riuscendo a far convivere riff martellanti, cori imponenti e arrangiamenti sinfonici senza forzature.
La copertina dell’album è opera dell’artista Peter Sallai e la produzione è stata curata ancora una volta da Jonas Kjellgren dei Black Lounge Studios che ha conservato il caratteristico sound Sabaton.
L’album si apre brillantemente, l’inizio è epico all’ennesima potenza e cori evocativi accompagnano l’incipit e lo sviluppo di “Templars”, un brano lineare, ma comunque emozionante, che racconta le vicende e la storia dell’ordine dei Templari.
“Templars” è un brano che sconfina in territori vicini all’elettronica, donando un senso di ampiezza quasi cinematografica e infondendo pelle d’oca agli amanti del genere e alle scorribande della band.
Con “Hordes of Khan”, i Sabaton rievocano il loro passato, cavalcando riff potenti e ritmi serrati che ricordano i tempi gloriosi di “The Great War”, senza però cedere alla nostalgia sterile.
“Hordes Of Khan” è dedicato alla leggendaria figura del conquistatore Gengis Khan, prode guerriero che unificò con la diplomazia e la guerra le tribù della Mongolia, espandendo i propri domini ed unendoli nell’impero più grande della storia, da Oriente a Occidente. La velocità ed il piglio deciso ed aggressivo del brano ne fanno certamente uno dei più attesi in sede live.
Ritmi più lenti e variegati per “A Tiger Among Dragons” che tratta del grande guerriero dell’antica Cina Lu Bu anche conosciuto come “Il Generale Volante”.
Il midtempo “Lightning at the Gates” introduce una dimensione più riflessiva, dove la narrazione si intreccia a melodie memorabili, mentre “The Duellist” tradisce le origini svedesi del gruppo, combinando riff vicini al melodeath con l’orecchiabilità tipica dei Sabaton. Un altro momento di pura potenza: Annibale Barca e la leggendaria traversata delle Alpi con gli elefanti. Il ritmo incalzante e la costruzione marziale danno l’impressione di assistere alla battaglia.
Le atmosfere più cupe e dark di “Impaler” dedicata alla figura dell’imperatore Vlad III, conquistatore dal temperamento controverso che ha contribuito a creare la figura di Dracula, sempre in bilico tra folklore, realtà e leggenda attraversando sottili e nebbiosi confini. Le chitarre ricordano lame che fischiano nell’aria, mentre l’atmosfera cupa e pesante trasporta l’ascoltatore nei Carpazi del XV secolo. Un pezzo maestoso e minaccioso, perfetto heavy metal nordico.
Puro heavy metal forgiato in un crescendo di pathos e drammaticità creano il tessuto sonoro di “Crossing The Rubicon”, altro highlight del disco dove al centro della narrazione troviamo il conquistatore Giulio Cesare.
Brani come “Crossing the Rubicon” e “Impaler” confermano la capacità della band di costruire inni potenti, immediatamente riconoscibili, in cui i cori trionfalistici diventano un elemento cardine.
Bellissime le atmosfere epiche di “I, Emperor” i cui cori sapranno sicuramente conquistare i fan della band, ricordando la figura di Napoleone nel modo più magniloquente.
E mentre “Maid Of Steel” dedicata a Giovanna D’Arco è una cavalcata veloce e trascinante, “Lightning At The Gates” è una perfetta “Sabaton song” tra cori e melodie spinte al limite, nel racconto delle gesta del grande Annibale.
Verso la fine dell’album troviamo un altro dei brani che saranno tra i più apprezzati dai fan, ovvero “The Duelist”, il cui ritornello entra in testa al primo ascolto e ben traduce in musica la leggenda del grande samurai errante, lo spadaccino giapponese Miyamoto Musashi. Le chitarre dialogano come due spade che si affrontano, in un equilibrio perfetto tra melodia e tecnica. La sezione centrale è un piccolo capolavoro di precisione e grazia, degno di un duello all’ultimo colpo.
Si conclude passando per l’Egitto con la granitica “The Cycle Of Songs” chiudendo poi il cerchio nel modo più tradizionale, con “Till Seger”, epica celebrazione in lingua madre di Gustavo Adolfo Re di Svezia. Le voci riverberate e i synth sottili creano una dimensione quasi mistica. È uno dei momenti più sperimentali e suggestivi del disco.
“Till Seger”, cantato in svedese, è una celebrazione di vittoria e orgoglio nazionale, con un inizio maestoso d’organo che esplode in un tripudio di chitarre e cori. Potente e trionfale, racchiude lo spirito stesso dell’album: la leggenda che diventa immortale attraverso la musica.
Dopo un vagabondare così variegato tra tante figure storiche iconiche ed importanti, non poteva mancare la dedica da parte dei Sabaton alla loro patria, concludendo nel migliore dei modi un percorso che ha portato l’ascoltatore in tempi, atmosfere e luoghi totalmente differenti in un viaggio immersivo tramite la musica.
L’album mantiene una linearità di fondo, senza concedersi sperimentazioni fuori contesto, eppure ogni pezzo riesce a ritagliarsi uno spazio distintivo. La produzione di Jonas Kjellgren restituisce un suono corposo e vivido, con chitarre nitide e batteria incalzante, mentre i cori, come al solito, amplificano il carattere epico dei brani, facendo percepire l’energia della band come se fosse sul palco davanti all’ascoltatore.
Legends perde la centralità della Seconda Guerra Mondiale, ma amplia gli orizzonti tematici: Jeanne d’Arc, Napoleone, Giulio Cesare e Miyamoto Musashi diventano protagonisti di una narrazione metallica che unisce storicità e spettacolarità.
I Sabaton dimostrano di saper dosare ritmo e melodia, creando un album che funziona sia come insieme organico sia nei singoli brani.
La forza dei Sabaton risiede anche nell’intreccio tra immediatezza e racconto: ogni canzone è un piccolo inno, e se lo smalto della novità si è dissolto nel tempo, la verve trionfalistica rimane intatta. I cori entrano nell’anima e restano impressi, come uno degli elementi più caratteristici della band. Gli assoli, lungi dall’essere decorativi, superano i cinque secondi e aggiungono pathos alla narrazione musicale, consolidando uno stile ormai consolidato ma sempre vitale.
In Legends, in cui ogni brano trasporta l’ascoltatore in un’epica che, seppur conosciuta, viene raccontata con vigore e freschezza con cori, ritornelli e arrangiamenti che mantengono alta la qualità per l’intera durata, restituendo il senso di una band che continua a coltivare la propria identità storica e musicale.
Inoltre, Legends riesce a portare una sottile novità: il lavoro sulle atmosfere e i richiami sinfonici, talvolta con accenti elettronici o addirittura tribali, amplia il classico power metal dei Sabaton, rendendo alcuni passaggi più moderni senza stravolgere la struttura tradizionale. È un gesto che mantiene il nucleo storico della band ma apre finestre su un ascolto contemporaneo, sottolineando come la militanza sonora possa convivere con piccole innovazioni.
Gli ingredienti sono brani lineari, veri e propri piccoli inni heavy metal sostenuti da cori e ritornelli memorizzabili dove Joakim Brodén trova ancora un suo spazio con la sua voce baritonale.
Legends rappresenta un passo importante, ambizioso ed audace di un gruppo ormai forte e consolidato su basi granitiche di un successo ed un seguito che sembra ormai inarrestabile. Pur mantenendo intatto il loro stile nel corso degli anni, i Sabaton hanno saputo crescere passo dopo passo, tramite le mosse giuste, coerenza nello stile e nella proposta musicale che è riuscita ad intercettare un pubblico trasversale. Conquistando sia i più giovani attirati da sonorità aggressive ma accessibili, ed anche i metallari più datati che hanno forse trovato nei Sabaton, come in altre band, uno dei gruppi capaci di riempire il vuoto di un ricambio generazionale inevitabile nel panorama del metal.
Certo, rimane sempre chi storce il naso e non vede il gruppo svedese degno di cotanto seguito, ma i numeri parlano chiaro e non mentono, a prescindere da haters o detrattori. Tour sempre più grandi e maestosi, posizioni di spicco nei principali festival europei, un’attenzione mediatica sempre in crescendo, anche e soprattutto grazie alle numerose iniziative media/culturali che il gruppo porta avanti da tempo parallelamente alla musica. E allora film, documentari, collaborazioni con musei, sempre alla ricerca di una narrazione ed un racconto emozionante e veritiero dei conflitti bellici attraverso la storia. I Sabaton sono tutto questo e sono forti di una grandezza in ascesa, per contribuire ulteriormente attraverso questo nuovo step verso la propria personale leggenda.
Legends è un concept album in cui ogni brano è dedicato a una leggenda storica di un’epoca differente, non c’è nemmeno l’ombra della parola metal. Si parla di “odissea rock”, “canzoni rock”, “inni di battaglia”, video di grande impatto.
Con Legends i Sabaton si sono fatti più accessibili e commerciali che mai, al punto che rock sinfonico e metal melodico sono diventati i sottogeneri di riferimento del gruppo in questa nuova versione della band (solo in parte anticipata dai precedenti dischi).
Il lavoro, con i sintetizzatori sempre più presenti, per certi versi ricorda molto i cambi di direzione di tanti gruppi metal nella seconda metà degli anni ‘80.
Insomma che dire, Legends suona esattamente come ti aspetteresti!
In conclusione, “Legends”è un disco che si ascolta come un viaggio nel tempo, un lavoro monumentale, che unisce potenza, teatralità e cultura storica in un’unica esperienza sonora, ogni brano è un capitolo di un’unica epopea musicale che attraversa secoli e civiltà.
Vi ricordo che, se volete, potete ascoltare anche la mia personale selezione musicale che va in onda ogni mattina dalle 10 alle 10:30 dal Lunedi alla Domenica che varia ogni giorno dal pop, rock, metal, heavy metal, musica italiana e non anche musica di cantanti che in altre Radio difficilmente ascolterete, quindi rimanete sintonizzati su Radio Febbre per non perdere tutta la buona musica!
Da parte mia è tutto.
Buon Ascolto!
Alla Prossima da SonoSoloParole.
Scritto da: SonoSoloParole
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