Radio Febbre
Intervista Steve - 25.06.2025
Il Lord Of The Lost formati da Chris “The Lord” Harms cantante, chitarrista e violinista, Class Grenayde al basso, Gared Dirge alle tastiere, chitarra e percussioni, Pi Stoffers alla chitarra e Niklas Kahl alla batteria, ora affiancati da Benjamin “Benji” Mundigler alla chitarra e tastiere, intraprendono un nuovo capitolo della loro discografia con il loro decimo album, OPVS NOIR Vol. 1, pubblicato l’8 Agosto 2025.
Dopo aver conquistato le zone alte delle classifiche in madrepatria, negli ultimi anni i Lord Of The Lost hanno allargato le proprie mire espansionistiche al resto del mondo. Tra una finale all’Eurovision e un tour con gli Iron Maiden, per non parlare dell’incontro con i reali inglesi ad Amburgo, il tassello mancante era un album passe-partout per il mercato internazionale: ecco così arrivare “Opvs Noir Vol. 1”, primo atto di un’annunciata trilogia che si preannuncia come un’opera magniloquente in grado di unire passato, presente e futuro della band tedesca, nel frattempo divenuta sestetto con ben tre chitarre in formazione.
Chris Harms è nel mondo della musica dal 1999, ma è stato solo con la fondazione dei Lord of the Lost nel 2007 che sembra aver trovato la sua casa. Non lo dico perché conosca lui o la band, ma perché Harms ha pubblicato dieci album completi, tre album orchestrali, quattro album dal vivo e una compilation da quando ha formato i Lord of the Lost. Probabilmente il motivo di maggiore fama dei Lord of the Lost è la loro partecipazione all’Eurovision nel 2023, in rappresentanza della Germania, come detto sopra, dove purtroppo si sono classificati ultimi in finale.
Si parte a tutta velocità con “Bazaar Bizarre”, un brano d’apertura maestoso e misterioso, una sensazione rafforzata dalle strofe in cui Chris è solo su una base strumentale minimalista.
“Bazaar Bizarre”, sintetizza nel giro di 5 minuti quello che ci aspetta tra orchestrazioni sinfoniche hollywoodiane e reminiscenze industrial mescolate con la malinconia tipica della dark/new wave, su cui si staglia il cantato baritonale del mastermind Chris Harms: non siamo al livello dei Rammstein, ma la volontà di rifarsi alla grandeur della Neue Deutsche Härte (pur senza mai ricorrere al cantato in lingua madre) è abbastanza evidente.
I passaggi più imponenti tornano a punteggiare il brano e a dargli un tocco più aggressivo, ma il brano alla fine cede il passo a “My Sanctuary”, un brano leggermente più breve e ritmato che prende chiaramente in prestito i tocchi ballabili del Post-Punk. I riff semplici impreziosiscono facilmente il brano, ma è con un approccio completamente diverso che la band collabora con i Within Temptation per offrirci la dolce “Light Can Only Shine In The Darkness”, creando un duetto sorprendente con Sharon den Adel che rappresenta perfettamente ciò che ci aspettiamo dal termine Gothic Metal, soprattutto quando la cantante torna al suo canto saturo.
“I Will Die In It” rimane in gran parte su questa vena accattivante, impreziosita da tastiere a volte oscure, a volte grandiose, che permettono alla band di offrire questa massiccia pausa prima di passare a “Moonstruck”, per la quale Chris è più direttivo, come un maestro di cerimonie, soprattutto quando urla o è supportato dal collettivo Stimmgewalt.
Proseguiamo con “Damage”, un brano dalle aggressive radici industrial in cui i musicisti accolgono Whiplasher Bernadotte ( Deathstars ) alla voce, creando un nuovo duo naturale ed estremamente efficace prima che il suono si calmi notevolmente per “Ghosts” , dove sono raggiunti dalla violoncellista Tina Guo , che dà una vera spinta ai passaggi più intensi, ricordano per certi versi una versione edulcorata dei Dimmu Borgir di “Death Cult Armageddon”, data la comune volontà di unire ritmiche possenti ad orchestrazioni cinematografiche.
“Lords Of Fyre” con una brillante commistione tra synth e strumenti folk è evidentemente pensata per incendiare le platee germaniche durante il prossimo tour da co-headliner in madrepatria.
“Lords Of Fyre” assume un’atmosfera epica poiché la band collabora con i loro connazionali Feuerschwanz, i cui toni Power Metal e la voce vociferante rafforzano significativamente il suono di Lord of the Lost, che si calma di nuovo per “The Things We Do For Love” , che inizia come una ballata. Il suono a tratti si infiamma, ma la composizione rimane nel complesso abbastanza calma, a tratti persino un po’ malinconica, fatta eccezione per la pausa devastante che sorprenderà molti prima del finale, seguito da “The Sadness In Everything”, dove si unisce a loro Anna Maria Rose (Tales of Time), che apporta un tocco di morbidezza al suono già intenso.
L’album giunge alla sua conclusione con “Dreams Are Never Alone”, l’ultima creazione inquietante che permette alla band di catturarci un’ultima volta mentre dispiega gli elementi più maestosi a loro disposizione pur rimanendo estremamente melodiosa.
Sebbene la reputazione dei Lord of the Lost sia già consolidata, OPVS NOIR Vol. 1 rappresenta un inizio molto promettente per questa nuova fase della loro discografia. Ogni elemento di questo album è masterizzato nei minimi dettagli e le collaborazioni permettono loro di ampliare la gamma sonora con una coerenza mozzafiato.
In attesa di sentire cosa ci riserveranno i prossimi due sequel, possiamo dire che a questa mano nel Risiko musicale i Lord Of The Lost hanno mosso una manciata di carri armati, leggasi i singoli della prima metà dell’album, nella giusta direzione.
I Lord of the Lost suonano industrial metal ispirato ai Rammstein con un tocco gotico e ritmi pop. I sintetizzatori dominano tipicamente il mix, ma occasionalmente le chitarre prendono il sopravvento in brani più pesanti come “Damage” e “Lords of Fyre”.
Ciò che mi ha sorpreso di più è stata la varietà di suoni di Opvs Noir Vol. 1, dagli strumenti folk di “Lords of Fyre” all’uso di strumenti sinfonici in tutto il disco. I canti, gli organi e gli archi in brani come “Moonstruck” evocano i Fleshgod Apocalypse e spesso conferiscono un tocco cinematografico, il che è appropriato data la propensione dei musicisti per costumi e trucco elaborati.
Oltre a questa già grandiosa fusione di generi, c’è un tocco di hip hop, più evidente in “Bazaar Bizarre”, dove Harms rappa su ritmi ritmici. Anche se queste descrizioni potrebbero spaventare molti di voi, in realtà è molto divertente. Le canzoni sono orecchiabili e il mix di stili fa sì che non si sappia mai cosa succederà da una traccia all’altra.
A fare da ancoraggio alla musica è l’interpretazione di Harms, così come la scelta dei collaboratori in Opvs Noir Vol. 1. Harms ha un carisma innegabile: la sua voce ha un tono tenorile cupo e sensuale che si adatta perfettamente sia al pop che all’heavy metal. Mi ricorda Billy Idol e quel tizio che canta “Blue Monday”. Harms si cimenta anche in qualche growl death metal occasionale, e sebbene la sua voce non sia brutale come quella di chi è più esperto in questo stile, è efficace nelle poche occasioni in cui lo fa.
Ad aiutare Harms c’è un mix ben curato di collaboratori, dai più sconosciuti ai più noti. In particolare, i Within Temptation duettano con i Lord of the Lost nel lento e strappalacrime “Light Can Only Shine in the Darkness”, dove la dolce cadenza di Sharon den Adel contrasta piacevolmente con la risonanza più profonda di Harms. L’alchimia tra le loro voci è di un altro livello, delicata e provocatoria in egual misura: è il tipo di canzone che ti fa fermare da ciò che stai facendo.
Probabilmente il mio preferito è la collaborazione con la violoncellista Tina Guo in “Ghosts”, anche se il ritornello più orecchiabile appartiene a “Lords of Fyre”, eseguito con altri tedeschi come la power metal band Feuerschwanz.
I Lord of the Lost commettono pochissimi errori in Opvs Noir Vol. 1. Il disco di 11 canzoni dura ben 44 minuti, anche se è quasi inquietante quante canzoni arrivino al minuto 3:40.
Pur mantenendo in gran parte una struttura pop tradizionale, i Lord of the Lost riescono anche nella struttura più progressive di “The Things We Do For Love”, che spazia dal pianoforte morbido ai riff pesanti ispirati agli Eisbrecher, all’hip hop e a un ritornello che centra perfettamente il punto. È pesante, straziante e inquietante, il tipo di canzone che mostra quanta profondità questa band possa attingere. Non si affida alla teatralità, è semplicemente onesta.
Opvs Noir Vol. 1 è un ottimo inizio per questa trilogia pianificata. Non lasciatevi spaventare dall’etichetta pop. I Lord of the Lost hanno una scrittura di qualità: le performance e le collaborazioni dovrebbero essere sufficienti per interessare chiunque sia un fan dell’industrial metal, del symphonic metal o persino del power metal.
Opvs Noir Vol. 1 è come una guida, o forse un racconto, che ci porta a esplorare gli aspetti più oscuri del nostro mondo interiore, dove spesso ci troviamo a vivere in un delicato equilibrio tra ciò che consideriamo positivo e ciò che riteniamo negativo, e con il primo volume, tutto ciò rappresenta solo l’inizio di un viaggio che svilupperà in tre parti come dice Chris Harms, il frontman della band, ha utilizzato per descrivere questa nuova trilogia tutta da ascoltare.
Il volume 1 è solo l’inizio di un lungo viaggio che ci porterà a scavare dentro noi stessi, scoprendo luoghi mistici, deserti, solitudini e molto altro ancora.
Ciò che rende apprezzabile una band a mio avviso non è solo la tecnica anche se loro sono ovviamente dei professionisti, ma ciò che li rende unici nel loro genere è la loro capacità di trasmettere umanità, emozione, umiltà, tutte caratteristiche essenziali per essere amati non solo come musicisti ma anche come esseri umani.
Il videoclip di “Bazaar Bizarre” che è stato girato sull’Isola delle Bambole in Messico, chiamata anche il “Cimitero delle Bambole”, mi ha molto colpita per le sue atmosfere dark, il misticismo, le sonorità ed ovviamente anche il testo della canzone.
Seguo questa band tedesca da qualche anno ormai, li ho scoperti grazie agli Eurovision Song Contest 2023 quando portarono sul palco il brano “Blood and Glitter” e sin dal primo ascolto li ho subito adorati e il mio entusiasmo, continuando a seguirli, non è mai diminuito anzi è aumentato.
I LORD OF THE LOST non hanno mai avuto paura di cambiare direzione, ce si tratti di caos industrial, di spettacolarità glam rock, di magniloquenza orchestrale o di un cuore spezzato gothic, si sono costruiti una reputazione spingendosi oltre i propri limiti. Ma con OPVS NOIR Vol. 1, non hanno solo fatto un nuovo passo avanti, hanno tracciato un percorso completamente nuovo.
Non si tratta di un ritorno alla forma, è qualcos’altro, è una riconnessione con le ombre, sì, ma è più raffinata, più sinfonica e più emotivamente potente di qualsiasi cosa la band abbia mai fatto prima. Il sound dei LORD OF THE LOST si è concentrato su questo, e OPVS NOIR Vol. 1, la prima parte di una trilogia di 33 tracce, potrebbe essere la loro visione più completa finora.
Le canzoni respirano, crescono e ti avvolgono come un cappio di velluto. C’è un peso in questo disco, non solo nel suono, ma nell’intento che lo sottende. Nessun riempitivo, nessuna bonus track energica, nessuna idea svogliata. Solo 11 tracce che colpiscono come se fossero su un grande palco o che riecheggiassero in una cattedrale a mezzanotte.
Chi di voi è già un fan dei LORD OF THE LOST, come chi vi scrive, apprezzerà quanto siano cresciuti come cantautori ma se siete nuovi, OPVS NOIR Vol. 1 è un ottimo punto di partenza.
“Ghosts” è un capolavoro. Il violoncello di Tina Guo conferisce una bellezza agghiacciante, rendendo le sezioni più intense davvero esplosive, per me, una traccia da top five!
Il potere di OPVS NOIR Vol. 1 è molta oscurità, ma non è mai cupo, è vibrante, orchestrale, devastante e vivo. Le melodie indugiano, i testi sono profondi, e alla fine, ti lascia con la voglia di saperne di più, il che è positivo, perché abbiamo ancora due volumi da leggere.
Questi sono i LORD OF THE LOST fanno ciò che sanno fare meglio: evolversi, sfidare le aspettative e trascinarti nell’abisso con loro… il tutto suonando meglio che mai.
E sì, si sposa benissimo con una birra fresca e una serata tranquilla, qualcosa di dark, qualcosa di forte, proprio come l’album stesso.
Non posso far altro che invitarvi ad ascoltarlo, sperando che sia di vostro gradimento!
Da Parte mia è tutto.
Alla Prossima da SonoSoloParole.
Scritto da: SonoSoloParole
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