Radio Febbre
Intervista Steve - 25.06.2025
Oggi voglio ricordare un grande artista scomparso ad Agosto di ben 35 anni fa, il 27 Agosto 1990, Stephen Ray Vaughan.
Stephen Ray Vaughan, detto Stevie nasce a Dallas, il 3 ottobre 1954 ed è considerato uno dei migliori chitarristi di ogni tempo, tanto che nel 2011 la rivista Rolling Stone lo ha classificato al dodicesimo posto nella sua listadei cento migliori chitarristi di sempre, mentre Classic Rock Magazine lo ha inserito al terzo posto nella sua lista 100 Wildest Guitar Heroes nel 2007.
Stevie Ray Vaughan è senza dubbio uno dei più grandi chitarristi che abbiano mai abbellito il mondo della musica. La sua influenza può essere avvertita ancora oggi, molto tempo dopo la sua prematura scomparsa nel 1990. Il modo di suonare virtuosistico, la voce piena di sentimento e la passione per il blues di Vaughan gli hanno fatto guadagnare un posto nel pantheon delle leggende della chitarra. In questo post del blog daremo un’occhiata al motivo per cui Stevie Ray Vaughan è così leggendario e cosa lo rende un’icona.
Cominciò a strimpellare la chitarra a 7 anni provando a emulare suo fratello Jimmy, che come lui sarebbe poi diventato un chitarrista di successo. La sua fu una formazione interamente da autodidatta: imparò a muoversi sulla chitarra istintivamente e suonando soprattutto il repertorio di Jimi Hendrix, il musicista che influenzò maggiormente la sua produzione musicale.
Altri riferimenti che Vaughan utilizzò per migliorare il suo stile furono Muddy Waters, Albert King, Chuck Berry, Lonnie Mack, Otis Rush, Django Reinhardt e Wes Montgomery.
Lungo tutta la sua carriera, Vaughan suonò e riprese molte canzoni di Hendrix, comprese “Voodoo Chile”,
“Third Stone From The Sun ” e “Little Wing”.
Stevie Ray Vaughan quindi dall’età di 7 anni ha sviluppato rapidamente un amore per il blues. Da adolescente, ha suonato in band locali e all’inizio degli anni ’70 ha formato la sua band, Triple Threat Revue. Il talento di Vaughan attirò presto l’attenzione di altri musicisti, e fu invitato a unirsi a diverse band, tra cui Marc Benno and the Nightcrawlers e Paul Ray and the Cobras.
Nessuno dei genitori di Vaughan era un musicista, tuttavia, erano grandi appassionati di musica ed erano soliti portare Stevie e suo fratello Jimmie agli spettacoli di Fats Domino, di Jimmy Reed e Bob Wills.
Entrambi gli zii di Vaughan suonavano la chitarra elettrica ed egli, spesso, li guardava suonare durante le riunioni di famiglia.
Dopo che suo fratello gli mostrò alcuni accordi fondamentali, Stevie imparò a suonare da solo (fu un autodidatta come già detto sopra), imparò completamente ad orecchio e non imparò mai a leggere la musica.
Stevie fu attratto dalla music blues fin dall’inizio, ascoltava dischi di artisti blues come B.B. King, T-Bone Walker, Muddy Waters, Howlin’Wolf con Huber Sumlin, Magin Sam, Albert Collins, Guitar Slim, Johnny Guitar Watson, JohnLee Hooker, Lightnin’Hopkins, Jimmy Reed, Elmore James e molti altri.
Il primo disco che comprò fu un 45 giri di Lonnie Mack, “Wham”/Suzie Q” ma gli piacevano anche gli artisti rock, come Yardbirds, Eric Clapton e Jeff Beck.
Vaughan riprese molte canzoni anche dei suoi artisti di blues preferiti, compreso “Mary Had A Little Lamb” di Buddy Guy, “Tell -Me” di Howlin’Wolf, “The Sky is Crying” di Elmore James e “Close To You” Muddy Water.
Molte delle influenze blues e rockdi Vaughan sono ben evidenti nei suoi sprazzi di energia e nel suo mododi fraseggiare.
Fu nel 1982 che la carriera di Vaughan decollò davvero. Formò la band Double Trouble e pubblicò il loro album di debutto, “Texas Flood”. L’album fu un enorme successo e l’incredibile modo di suonare la chitarra di Vaughan gli valse il plauso della critica e una devota base di fan.
Negli anni successivi, Vaughan continuò a pubblicare album di successo, tra cui “Couldn’t Stand the Weather” e “Soul to Soul”. Ha anche collaborato con altri musicisti, tra cui suo fratello Jimmie Vaughan ed Eric Clapton.
Il modo di suonare la chitarra di Vaughan era davvero leggendario. Era un maestro del blues e i suoi assoli erano pieni di emozione e abilità tecnica. Il suo stile era influenzato dai grandi chitarristi blues del passato, tra cui Albert King, BB King e Jimi Hendrix, ma aveva anche il suo suono unico. Vaughan suonava con incredibile velocità e precisione e riusciva a far cantare la sua chitarra come nessun altro.
La passione di Vaughan per il blues è stata una parte importante della sua leggenda. Era un vero studioso del genere e studiò i grandi musicisti blues del passato, da grande sostenitore del blues contribuì a portare il genere a un pubblico più vasto. L’amore di Vaughan per il blues era evidente in ogni nota che suonava e le sue esibizioni erano sempre piene di anima ed emozione.
Oltre al suo incredibile modo di suonare la chitarra e all’amore per il blues, Vaughan era anche un artista incredibilmente carismatico. Aveva un fascino e un carisma naturali che lo rendevano uno dei preferiti dei fan di tutto il mondo. Era un artista dinamico e coinvolgente, e i suoi concerti erano sempre elettrizzanti.
Musicalmente insomma non fu un innovatore: non era interessato alla ricerca di nuovi suoni o a proporre nuovi modi di intendere la musica rock. Per tutta la sua carriera suonò un blues piuttosto classico, scandito da lunghi assoli a volte forsennati e virtuosi e a volte lenti e melodici, e contraddistinto da un utilizzo intenso dello slide (il cilindro che viene fatto scivolare sulle corde mentre vengono pizzicate, per ottenere suoni particolari) e dalla tendenza a suonare contemporaneamente la parte ritmica e quella solista, un po’ come se maneggiasse due chitarre.
La critica musicale del tempo definì questo stile “Texas Blues”, giocando in parte sulla provenienza e sull’estetica di Vaughan, che durante le sue esibizioni indossava spesso camicie in stile vittoriano e cappelli da cowboy.
Anche se non inventò nulla di nuovo, Vaughan ottenne comunque uno status mitico tra gli appassionati del genere: insieme a gente come Santana e Van Halen è considerato uno degli ultimi guitar hero, uno di quelli a cui le riviste di settore, e in particolare quelle che si occupano di rock con un approccio nostalgico, dedicano spesso copertine o posti in classifiche dedicate ai migliori chitarristi di sempre.
Cominciò a esibirsi nelle sale da concerto di Austin nel 1971, come chitarrista dei gruppi blues Cast of Thousands e Nightcrawlers. Si fece notare sin da subito per l’unicità del suo stile e per un tocco formidabile che gli consentiva di riproporre dei classici del genere in una maniera molto personale.
Molte delle sue reinterpretazioni ottennero una fama paragonabile a quella delle composizioni originali: da questo punto di vista, il caso più famoso è probabilmente la sua versione di “Little Wing” di Hendrix.
Vaughan raggiunse però un effettivo successo internazionale soltanto agli inizi degli anni Ottanta. Accadde soprattutto grazie al chitarrista dei Rolling Stones Keith Richards e al cantante Mick Jagger, che erano suoi grandi ammiratori. I due segnalarono il suo nome al produttore Jerry Wexler, che decise di farlo esibire insieme alla band che nel frattempo aveva fondato, i Double Trouble, al Montreux Jazz Festival del 1982.
L’esibizione di Vaughan non fu particolarmente apprezzata: la schematicità del blues era poco adatta a esaltare il pubblico di Montreux, che era composto soprattutto da gente desiderosa di ascoltare costruzioni complesse, ricercate e intricate, molto lontana dalle strutture essenziali e ripetitive del blues. A una persona presente tra il pubblico, però, l’attitudine di Vaughan piacque: era David Bowie, che rimase colpito dal suo stile al punto da ingaggiarlo come chitarrista solista per il suo album del 1983, Let’s Dance.
L’incontro con Bowie diede uno slancio enorme alla carriera di Vaughan, che da quel momento in poi acquisì una fama sufficiente a produrre album a suo nome. Il primo, Texas Flood, uscì alla fine di quell’anno, e ottenne un successo enorme soprattutto grazie al singolo “Pride and Joy”.
A Texas Flood seguirono Couldn’t Stand the Weather (1984), Soul to Soul (1985) e In Step (1989), dischi che consolidarono la sua fama da ultimo grande bluesman.
In quel periodo la cocaina e l’alcol occuparono una parte significativa delle giornate di Vaughan, la cui tendenza agli eccessi diventò proverbiale nell’ambiente, tanto che ebbe un collasso durante un concerto in Germania nell’ottobre del 1986, e per riabilitarsi fu costretto a ritirarsi dall’attività del vivo per qualche mese.
La figura di Vaughan continua a essere amatissima ancora oggi, specialmente dalle persone che cominciano a strimpellare, e che spesso prendono questa decisione per provare a replicare la sua versione di “Little Wing”.
Anche la sua chitarra, la cosiddetta Number One, una Fender Stratocaster in stile relic (un processo di scolorimento del legno che viene usato per dare risalto alle imperfezioni estetiche dello strumento), è diventata un oggetto in qualche modo mitico, così come la sigla con cui si presentava: SRV.
Con il suo tono mordente, solido e vigoroso, con il suo stile di musica ricco di soul e con la dinamicità del suo modo di presentarsi al pubblico, Steve Ray Vaughan fu uno dei chitarristi di modern blues più bravi.
La sua musica piacque sia agli appassionati di rock che di blues e lo fece diventare il “suonatore” di blues di maggior successo che venne alla ribalta fin dal regno di Clapton negli anni 60. Vaughan prese spunto liberamente dalla sue influenze, ma la sua musica portò sempre il marchio indelebile della sua carismatica personalità. Molti chitarristi hanno imitato i suoi sprazzi di energia, ma pochi sono riusciti a combinare l’intensità e il furore del suo modo di suonare ispirato.
Albert King come dettoinfluenzò profondamente Vaughan tanto che Stevie spesso incorporò nei suoi assoliquegli sprazzi di energia tipici di King.
Molte delle frasi a nota tirata di Stevie ricordano il modo di suonare di Buddy Guy e molti dei suoi ritornelli basati sul pull off e tempo-veloce lo stile di Lonnie Mack. Prese ad imitazione anche molti dei cambiamenti repentini di Freddie King.
Vaughan suonò cover blues e rock di gruppi comegli Alman Brothers e già all’etàdi 13 anni suonava nei clubs, dove incontrò molti dei suoi idoli del blues.
Agli inizi degli anni 70, Vaughan improvvisava con Johnny Winter, il bassista del quale, Tommy Shannon, divenne infine un membro del gruppo di Vaughan, i Double Trouble.
Oltre al blues e al rock ‘n ‘roll, Vaughan subì l’influenza anche della musica del R&B e del jazz.
Alcuni dei suoi chitarristi jazz preferiti comprendono Wes Montgomery, Grant Green, Django Reinhardt e Kenny Burrel, il cui brano “Chitlins Con Carne” fu ripreso da Vaughan nel suo disco postumo, “The Sky Is Crying”.
Vaughan si affidava quasi esclusivamente a scale pentatoniche minori e maggiori e a scale blues, e molte delle sue canzoni utilizzavano progressioni di I-IV-V accordo di blues convenzionale su 12 tasti.
Gli piaceva usare anche cambiamenti bluseggianti per fare da ponte e collegare cambi di accordi. Tuttavia, Vaughan riuscì a combinare gli influssi dal rock al jazz, sviluppando uno stile veramente personale.
Una costruzione musicale caratteristiche di Vaughan era costituita da una linea di basso di un quarto di nota frammezzatada punte a corda compede “Pride and Joy” è un esempio di questo tipo di approccio.
Il suo vocabolario degli accordi consisteva, innanzitutto, di accordi maggiori, minori e settime, spesso suonava anche sestine, none e accordi di tredicesima.
Vaughan fece efficiente uso di accordature aperte e molti dei suoi veloci riff contenevano una serie di pull off e spesso toni a pedale. Di tanto in tanto, suonava a ottavi dal dodicesimo tasto, tra i suoi espedienti melodici preferiti c’erano le melodie in ottava allo stile di Wes Montgomery, le armonie di quarta-come quelle presenti in “Lenny”, accordi cromaticamente ascendenti e un sapiente cambio di selezione dei pick-ups.
Le chitarre di Vaughan erano accordate secondo lo standard normale di accordatura, ma,di solito, accordava l’intera chitarra di mezzo tono più bassa. Nelle rare occasioni in cui suonava una chitarra slide, adattava l’accordatura in sol di mezzo tono più alto.
L’elemento più distintivo del modo di suonare di Vaughan era costituito dalla sua tecnica della mano
destra. Spesso passava dal solo uso del pick al suonare con il pick e il suo dito medio.
Per ottenere variazione di tono e armonici, rigirava il pick e pizzicava le corde conl’estremità arrotondata oppure lo teneva nel palmo della mano e faceva schioccare le corde a percussione solo con le sue dita.
Vaughan riusciva a controllare l’energia con la sua mano destra. Spesso colpiva le corde con forza, era in grado di suonar anche passaggi morbidi con il suo tocco leggero.
Usava tecniche di “plettrata” alternata e di tremolo per fraseggi veloci e a volte utilizzava upstrokes per
interi passaggi suonando con la carne del pollice o dell’indice. Una delle sue figure era costituita
da una tecnica obliqua, inclinata, che consisteva nel trascinare velocemente il pick attraverso molte corde mentre la sua mano sinistra metteva la sordina e faceva tacere tutte le note tranne una.
Facendo riposare il palmo della sua mano destra contro il ponte Stevie metteva in sordina le corde per produrre un tono da percussione o per smorzare le corde aperte.La tecnica del “bending” della corda tirata con la mano sinistra era particolarmente ben sviluppata ,ed aveva una varietà vasta di questa tecnica.
Possedeva un bender (tecnica di variare l’intonazione di una nota, creando un effetto di glissando) che andava da mezzo tono a due toni interi ed era in grado di tirare corde con qualsiasi dito della mano sinistra, compreso l’ indice per fraseggi allo stiledi Albert King.
Bender a doppia fermata e a toni che otteneva prendendo diverse corde con le punta delle dita.Le tecniche a mano sinistra di Vaughan comprendevano hammer-ons, pull-offs, legature e spesso fraseggi legati per suonare brani interi.
A volte, faceva drappeggiare il pollice della sua mano sinistra sulla tastiera per suonare gli accordi.Abile con diverse tecniche di vibrato a mano sinistra, come veloci e strette vibrazioni, e lente ed ampie
modulazioni. Usava, la leva del tremolo sia per il vibrato che per la sensazionale picchiata della bomba alla Hendrix.
La prima chitarra di Vaughan fu un’economica chitarra acustica Masonite che gli fu regalata per il suo7°compleanno. Ebbe tutta una serie di chitarre, prima di acquisire la favorita di sempre, una Fender Stratocaster.
La sua chitarra principale fu una Strat del ’59 con tastiera in palissandro. “Non la provai neanche al negozio”, disse a Bruce Nixon nella rivista Guitar Player, “la guardai e capii. E’ la prima Strat alla quale fui veramente legato”.
Vaughan apportò alcune modifiche alla Strat, comprendenti un tremolo a mano sinistra e grossi tasti Gibson.
Stevie suonò una varietà di Strats durante la sua carriera. Possedeva una Strat del 57 che aveva avuto da
suo fratello,una Strat dell’inizio degli anni 60 con una tastiera in acero chesoprannominò “Lenny”, una Strat del ’60 con la finitura Fiesta Red, e una Strat del ’64 gialla con un pickup DiMarzio sulla posizione del neck, che fu modificata da Charley Wirz.
Ebbe anche diverse chitarre stile Strat fuori serie (costruite su ordinazione), comprendenti una Strat bianca con pickups a forma di stick di rossetto Danelectro e una Hamiltone che riportava il nome di Vaughan intarsiato sulla tastiera di ebano, e pickups EMG.
Sebbene fu visto raramente suonare altre chitarre al di fuori di una Strat, Vaughan possedette parecchie altre chitarre elettriche, compreso una Gibson ES-335 del 1958, un modello Kay Barney Kessel, una Airline del ’48, una coppia di Fender Telecasters e una Gibson Johnny Smith, che usò in “Stan’s Swang”.
La principale chitarra acustica di Vaughan fu una chitarra a risonanza National Duolian del ’28, appartenuta, un tempo, a Blind Boy Fuller.
“Non sono Jimi Hendrix – Non sono in grado di suonare qualsiasi parte di ritmo al mondo e poi cantarlo allo stesso tempo e far finta che non sia niente di sbagliato. E fare i salti mortali” disse alla Guitar Player, nel Febbraio 1990 Stevie Ray Vaughan.
“Stevie Ray Vaughan rappresenta esattamente ciò che avrei voluto essere quando avevo 16 anni.”disse Eric Clapton alla rivista Guitar Player, nel Luglio 1985.
“Stevie si accende con le sue emozioni soul. Geme ed è dolce, tutto allo stesso tempo, senza mai suonarlo alla stessa maniera una volta, e tanto meno due” diceva il fratello Jimmie Vaughan.
John Mayer ha saputo definire molto bene lo stile e la passione con cui suonava Vaughan: “C’è un’intensità nel modo di suonare di Stevie che solo lui poteva raggiungere, ancora oggi. È una rabbia senza ira, è devozione, è religiosa. Ha combinato perfettamente l’atmosfera soprannaturale di Jimi Hendrix, l’intensità di Albert King, il meglio del blues britannico, texano e di Chicago e la classe e la precisione del fratello maggiore Jimmy. Stevie fu il ‘guitar hero’ definitivo”.
Nel 1979 Stevie Ray Vaughan convolò a nozze con Lenora Bailey, da cui divorziò nel 1987. Iniziò poi a frequentare la modella Janna Lapidus, conosciuta in Nuova Zelanda.
Purtroppo, la vita di Stevie Ray Vaughan fu interrotta quando morì in un incidente in elicottero nel 1990, all’età di 35 anni. Tuttavia, la sua eredità sopravvive e la sua influenza può ancora essere ascoltata nel modo di suonare di innumerevoli chitarristi in tutto il mondo. La sua musica continua a ispirare nuove generazioni di musicisti e il suo posto nel pantheon delle leggende della chitarra è sicuro.
Stevie Ray Vaughan è una vera leggenda della chitarra. Il suo modo di suonare incredibile, il suo amore per il blues e la sua personalità carismatica hanno contribuito a renderlo una vera icona del mondo della musica. Merita di essere celebrato per il suo incredibile talento e per l’enorme influenza che ha avuto sul mondo della musica.
Il 27 agosto del 1990 un elicottero si schiantò contro una collina vicino a East Troy, una cittadina dello stato americano del Wisconsin. Nell’incidente morirono quattro persone: tra loro c’era anche Stevie Ray Vaughan, un chitarrista che oggi ha uno status leggendario specialmente tra chi suona lo strumento. Suonava in giro per gli Stati Uniti già da un ventennio ed era considerato l’ultimo grande musicista del blues, un genere spiccatamente americano che però aveva progressivamente perso rilevanza, e soprattutto esponenti illustri, a partire dagli anni Settanta.
Il giorno prima Vaughan aveva suonato con la sua band, i Double Trouble, all’Alpine Valley Music Theatre, un anfiteatro da 30mila posti a una cinquantina di chilometri da Milwaukee, per aprire una data del tour nordamericano del chitarrista e cantautore inglese Eric Clapton.
Dopo il concerto, Vaughan salì sull’elicottero insieme al pilota Jeff Browne e a tre membri dello staff di Clapton: la guardia del corpo Nigel Browne, il responsabile del tour Colin Smythe e il manager musicale Bobby Brooks.
Vaughan non sarebbe dovuto salire su quell’elicottero: il piano iniziale era aspettare quello successivo e rientrare a Chicago insieme al fratello Jimmie e sua cognata, Robbie. Alla fine però decise di accorciare i tempi per la stanchezza, e occupò l’unico posto rimasto libero nell’abitacolo.
Secondo l’indagine condotta dal National Transportation Safety Board (NTSB) ha ipotizzato che l’incidente sia stato causato da un errore del pilota, che non è riuscito a mantenere una quota di sicurezza a causa della scarsa visibilità e della scarsa esperienza di volo in condizioni di nebbia. L’elicottero è atterrato su una collina a circa 1.000 metri dalla pista di decollo, senza segni di guasti meccanici.
Negli anni successivi, Jimmie Vaughan e la moglie furono impegnati in una battaglia legale contro Omniflight, la società proprietaria dell’elicottero, che si concluse nel 1995 con un accordo in base al quale le vedove di Browne e Smythe ricevettero un risarcimento di più di 2 milioni di dollari.
Vaughan fu sepolto il 31 agosto 1990 al Laurel Land Memorial Park di Dallas accanto al padre, morto il suo stesso giorno quattro anni prima.
In seguito alla morte vengono pubblicati diversi album, tra cui numerose raccolte e incisioni dal vivo e un solo album di brani di studio inediti, The Sky Is Crying nel 1990, un album degno del livello dei precedenti, celebre per la formidabile interpretazione strumentale di Little Wing di Jimi Hendrixe per la presenza dell’unico brano acustico registrato in studio e pubblicato ufficialmente, Life by the Drop.
Lo stile inconfondibile di Stevie Ray Vaughan ha segnato in forma indelebile la musica Rock Blues degli anni 80 riconducendo molti all’ascolto del Blues che in quel periodo non godeva certo di molti estimatori tra i giovani che si accostavano per la prima volta alla musica.
Anche Vaughan come altri grandi chitarristi, Roy Buchanan, Mike Bloonfield, Danny Gatton, Duane Allman e Jimi Hendrix, è stato vittima della maledizione che però lo ha fatto entrare di diritto nella leggenda.
Nonostante la sua breve carriera, l’impatto di Stevie Ray Vaughn nel mondo della musica è stato immensurabile tanto che è stato inserito nella Rock and Roll Hall of Fame nel 2015 e il suo lascito continua ad ispirare innumerevoli musicisti e fan in tutto il mondo.
“La cosa peggiore per me è stata che Stevie Ray era sobrio da tre anni ed era al suo apice. Quando ha suonato quella sera, ci ha lasciato tutti a bocca aperta. Non c’era nessuno migliore di lui su questo pianeta” disse Eric Clapton in un intervista per commentare la morte di Stevie.
Ho un cappello da cowboy. Non è un cappello a cilindro da mago, ma cela tutta la mia magia. E la tiro fuori ogni volta che supero i confini del palcoscenico. Salgo sul palco e mi lascio andare, soffro mentre ascolto la mia chitarra, ciò che mi dice, e le mie dita si fondono al ritmo indiavolato che batte. Guarda i video che mi hanno fatto: quando c’è eccitazione, non riuscirai a sapere dove sono le mie mani né cosa fanno. Neanche io. Se piange, se le mie sei corde piangono, mi s’induriscono i tendini. Ha il mio blues, quello vero, quello della musica strappata a brandelli dall’anima, quello che cambia la calma e la deturpa come vuole lei. O no. La mia magia improvvisa giochi di prestigio in scena e all’improvviso mi ritrovo con la spalla slogata, con la Strato sulla schiena, che grida a squarciagola ed io, più che suonarla, la sostengo e mi inorgoglisco di lei, per ciò che sa fare, per tutto ciò che mi insegna. Conosco tutti i trucchi, non so mai quanto sono, né quali userò, ma non me ne manca neanche uno. Ho degli specchi, e in loro mi rifletto. Sono un mancino in un corpo di destro. Ho una collezione di Stratocaster di tutti i colori, e qualcuna è in pelle rossa e ha il manico mancino, per fare il trucco di suonarla al contrario, come l’indiano dalla pelle nera che rubò il trono a Dio. Sono un nero nel corpo di un bianco. Me lo dice il mio padrino. Fedele alla verità del blues, lui è il padrino di tutti, ma so che è soprattutto il mio. Perché se prima di Dio c’era il nulla, uno dei personaggi principali della Genesi, dalla cui lettura ho sentito “la chiamata”, era Albert King e il suo lamento alla chitarra. E venne il giorno in cui lui era lì davanti a me, pronunciando il giuramento battesimale: “Hai tutto, ragazzo!…in realtà devi sapere che solo la tua pelle è bianca, alla chitarra sei un nero”. Dietro una Stratocaster, non esiste acqua più purificatrice. Il padrino del blues mi ha dato la sua benedizione, e ora ho tutto, fratello.
Stevie Ray Vaughan
Che dire più di Stevie? Che ci ha lasciato troppo presto e chissà magari ci avrebbe regalato tanta altra bella musica!
Stevie Ray Vaughan se n’è andato presto, ma la sua musica rimane eterna, credo che lo spirito vibrante di Stevie viva in ogni nota, in ogni assolo e in ogni riff che riecheggia nei nostri cuori.
La sua ultima notte ad Alpine Valley non è definita una canzone triste, ma una celebrazione della musica pura.
Ovunque tu sia Stevie sono sicura stai suonando la tua chitarra insieme ad altri grandi come te. Grazie Stevie!
Da Parte mia è tutta.
Alla Prossima da SonoSoloParole.
Scritto da: SonoSoloParole
today28 Luglio 2025 19 93
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freccia_ il 23 Agosto 2025
Ricordiamo con affetto Stevie Ray Vaughan, il talento che ha lasciato un impronta indelebile nella musica. Il suo spirito vive sempre nei nostri cuori.