Radio Febbre
Intervista Steve - 25.06.2025
La carriera di Johnson Righeira, al secolo Stefano Righi, prende il via nel 1980 con il singolo “Bianca surf”. Nel 1983 fonda i Righeira insieme a Michael Righeira (Stefano Rota) e nello stesso anno esce il loro primo singolo, “Vamos A La Playa”, a cui segue la pubblicazione del primo album, “Righeira” nel 1983, da cui viene estratto il singolo “No Tengo Dinero”.
Nel 1985 il duo vince sia Un disco per l’estate che il Festivalbar con il celebre brano “L’estate sta finendo”, mentre l’anno successivo è in gara al Festival di Sanremo con “Innamoratissimo (tu che fai battere forte il mio cuore)”, brano che ha anticipato l’album “Bambini Forever”.
Nel 1992 i Righeira pubblicano un nuovo album “Uno, Zero, Centomila” e poco dopo il duo si scioglie. Johnson intraprende una carriera da solista cimentandosi anche in dj set e, come attore, in cortometraggi ed esperimenti di cinema metropolitano ma il duo si riunisce nel 1999 e nel 2007 pubblica l’album “Mondovisione”.
Nel 2015 i Righeira si sciolgono definitivamente e quattro anni più tardi, nel 2019, Johnson realizza insieme a iPesci la cover del brano, “Mi piaccion le sbarbine” degli Skiantos, con la partecipazione straordinaria di Giuseppe Cruciani nel videoclip e sempre nel 2019 esce il singolo “Formentera”, realizzato assieme ai fratelli La Bionda, storici produttori dei Righeira.
Nel 2021 pubblica una nuova versione della hit “L’estate sta finendo” insieme a Manfredi Simonetti ed è all’Arena di Verona in occasione di “ARENA SUZUKI ’60 ’70 ‘80”, condotto da Amadeus, mentre nel 2022 è ospite del Jova Beach Party, il tour sulle spiagge di Lorenzo Jovanotti.
Nel 2024 esce il brano “Ho sempre odiato gli anni 80” con Gionathan e ha firmato musica e testo del brano “L’estate sta iniziando” in gara alla 67ª edizione del Festival dello Zecchino d’Oro.
Se il lavoro nobilita l’uomo, Johnson Righeira ha appena composto il suo manifesto libertario, il 26 giugno 2025, è uscito il suo nuovo singolo: “Chi troppo lavora (non fa l’amore)”. Un titolo che è già una dichiarazione d’intenti, ma anche un monito, un sorriso in faccia a quella modernità ansimante che ha sostituito il tempo del cuore con il cartellino da timbrare.
Ma chi è oggi Johnson Righeira, al secolo Stefano Righi? E come siamo passati dal tormentone atomico “Vamos a la playa” al rifugio agreste tra le colline del Canavese?
Nel 1983, “Vamos a la playa” esplose come una bomba colorata in pieno agosto: una canzone danzante e catastrofica, in cui si ballava sulle ceneri di un’esplosione nucleare. Con il sodale Michael Righeira, alias Stefano Rota e Stefano Righi, inventarono una nuova lingua, fatta di spagnolo maccheronico, elettronica torinese, costumi da spiaggia e spirito dadaista. Seguì “No tengo dinero”, che consolidò il mito: una canzone di poveri e disillusi che diventava, paradossalmente, un inno da yacht club.
Non erano meteore. Erano figli ribelli della new wave italiana, che affondavano le radici nel movimento studentesco, nel post-punk, nelle serate al Krypton e negli esperimenti del Teatro dell’Angolo. Eppure, come spesso accade, il successo commerciale fu talmente dirompente da schiacciare la loro complessità, poi, per anni, il silenzio. Ma i miti veri sanno aspettare.
La ribalta, per Johnson Righeira è tornata proprio dopo il Covid con Tournée, concerti.
Il 2024, per lui, è iniziato nel modo più scintillante possibile: salendo sul palco del Teatro Ariston di Sanremo, durante la serata delle cover del Festival, con i Coma Cose. Loro, i due di “Cuoricini”, tra malinconia hipster e verità generazionali, lo hanno voluto accanto per celebrare una Torino che non muore mai, e un’idea di musica che è ancora radicale e pop al tempo stesso, e insieme hanno cantato “L’estate sta finendo”, è stato un trionfo, un’esibizione tra autoironia e tenerezza, che ha stregato anche chi, quell’estate che a dire il vero non è finita mai, l’aveva solo sentita nei remix sui social.
Ma la metamorfosi più sorprendente è quella che lo ha portato dalle hit alle bottiglie, da qualche anno, infatti, Righeira ha messo radici nel Canavese, in una terra che profuma di viti e nebbia, e lì ha cominciato a coltivare un sogno enologico: l’Erbaluce.
Il suo vino si chiama Kutu, nome misterioso, etichetta essenziale e visione chiara: produrre un vino sincero, fuori dagli schemi. È l’ennesimo gesto anarchico di un artista che ha sempre rifiutato le etichette, ma ha deciso di produrne una tutta sua, da uomo libero tra i filari. Oggi Kutu è una piccola eccellenza che fa parlare di sé tra degustazioni, festival e bottiglie numerate.
Ecco allora che il nuovo singolo, “Chi troppo lavora (non fa l’amore)”, non è solo un brano: è un inno, contro la frenesia, contro l’alienazione, contro un mondo che ha dimenticato l’ebbrezza e il desiderio.
Il pezzo, dal Groove elettronico e dal retrogusto post-ironico, porta in scena un Righeira vintage e futurista al tempo stesso, immerso in un universo di arcobaleni pop e solitudini danzanti. Lo dice anche la locandina dell’evento, un piccolo gioiello grafico in cui l’artista appare con occhiali da cyborg e cuore in mano, pronto a lanciarsi in un DJ set a cura di I-Robots e una live performance con tanto di merchandising dedicato.
In un’Italia stanca e iperconnessa, arriva Johnson Righeira a ricordarci che, tra un mutuo e uno spritz, è ancora possibile ballare, sorridere e innamorarsi, senza necessariamente essere tristi o profondi.
Questo è l’anno del 40esimo anniversario di “L’estate sta finendo” celebrata, come descritto sopra anche a Sanremo 2025 nel duetto con i Coma Cose, Johnson Righeira, con questo nuovo singolo strizza l’occhio alla leggerezza, all’essere decisamente orecchiabile e pop come nei suoi inni estivi più noti tra cui “Vamos a La Playa”.
Il titolo “Chi troppo lavora (non fa l’amore)” è una risposta all’ammonimento di Adriano Celentano e Claudia Mori e alla loro frase “Chi non lavora non fa l’amore” che venne presentata a Sanremo nel 1970 nel periodo dei grandi scioperi.
“Chi troppo lavora (non fa l’amore)” invita quindi a lavorare il giusto e a godersi i momenti belli della vita, come quelli che regala l’estate con le vacanze. “Mi sveglio in un sogno- in un mondo senza orari- Io scappo ma poi torno- senza pagare il conto- Lavorare, lavorare, lavorare, non fa per me- Preferisco il rumore del mare”.
“Io sto meglio se non corro, se non faccio alcuno sforzo, sotto gli occhiali da sole torno, non fa l’amore chi lavora troppo/ E mamma che bella l’estate all’ombra, dolce far nulla, mi stanca, mi basta“, canta Johnson Righeira nel ritornello di “Chi troppo lavora (non fa l’amore), un testo scritto e prodotto insieme ad Albi e Carota de Lo Stato Sociale ed Edo Castroni che punta a diventare un must di questa estate.
Il pezzo riprende lo spirito libero e anticonvenzionale che ha sempre caratterizzato l’artista, fondendolo con sonorità pop in perfetto stile anni ‘80 e un testo che sa di sabbia, sdraio e cocktail al tramonto. Un brano che è un inno all’ozio e alla leggerezza, perfetto per diventare un must dell’estate.
Buon ascolto!
Da Parte mia è tutto. Alla Prossima da SonoSoloParole
Scritto da: SonoSoloParole
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