RADIO FEBBRE
Intervista Astral Rocks - 11.09.2025
Dopo due album catartici nel quale ha raccontato dolore, lutto e depressione, Ed Sheeran, pseudonimo di Edward Christopher Sheeran è tornato con un disco che è una vera e propria esplosione di colore e gioia; il cantautore britannico e chitarrista britannico ha pubblicato il 12 Settembre 2025 il suo nuovo album PLAY, un progetto eclettico che esplora territori musicali inediti grazie alla collaborazione con produttori e musicisti di tutto il mondo.
Il suo stile musicale non ha mai subito particolari deviazioni artistiche, basato prevalentemente sulla musica pop con elementi folk, soul e contemporary R&B, oltre a forti influenze derivanti dalla musica tradizionale irlandese. Ha ottenuto grande successo e popolarità in America del Nord, Oceania ed Europa, soprattutto nel Regno Unito, suo paese natale, dove ha infranto svariati record di vendite.
Ed Sheeran ha subito tre cause per plagio. La prima lo accusa di aver copiato diversi elementi del brano “Let’s Get It On” di Marvin Gaye, per la composizione di “Thinking Out Loud”. Vi è stato un processo penale con il fine di richiedere a Ed Sheeran una sanzione economica per plagio.
La seconda di aver plagiato il singolo del 2011 “Amazing”, interpretato dal cantante britannico Matt Cardle, per la composizione del brano “Photograph”; nell’aprile 2017 la causa per plagio si chiude con un patteggiamento voluto dallo stesso Ed Sheeran, i cui estremi non sono poi stati resi noti.
La terza accusa è relativa all’aver copiato la melodia di “No Scrubs” del gruppo TLC per comporre il brano “Shape of You”. Dopo avere inizialmente negato la somiglianza, il cantante britannico ha deciso di aggiungere nei crediti ufficiali del brano depositati presso l’ASCAP anche Kandi Burruss, Tameka Cottle e Kevin Briggs.
I primi ricordi di Ed Sheeran includono l’ascolto dei dischi di Joni Mitchell, Bob Dylan e Elton John.
Secondo Sheeran, l’album che lo introdusse alla musica era di Van Morrison.
Durante la sua infanzia, suo padre lo portò a vedere dei concerti che avrebbero ispirato le sue creazioni musicali. Tra questi c’erano Eric Clapton alla Royal Albert Hall, Paul McCartney a Birmingham e Dylan. Sull’influenza di Clapton, Sheeran afferma: “È la ragione per cui ho iniziato a suonare la chitarra”. Ha visto la performance di Clapton al Party nei giardini di Buckingham Palace: “Avevo undici anni quando ho visto Eric Clapton suonare al Queen Golden Jubilee Concert nel giugno 2002. Ricordo che camminava sul palco con questo arcobaleno e suonava il primo riff di “Layla”.
Ha anche citato i The Beatles, Nizlopi ed Eminem come le sue più grandi influenze musicali. Secondo Sheeran, ha avuto delle balbuzie nei suoi discorsi quando era più giovane, e ha attribuito il merito al rap di Eminem “The Marshall Mathers” LP per averlo aiutato a liberarsene. Fu anche ispirato dal cantautore Damien Rice nel 2002; Sheeran dichiarava: “vedendolo suonare in questo piccolo club in Irlanda, ho potuto incontrarlo, ed è stato incredibilmente bello. Ho iniziato a scrivere canzoni, non avrei fatto quello che sto facendo adesso se fosse stato un idiota”.
Ha anche suonato la chitarra per il più grande album dei Westlife quando aveva dieci anni, citandoli come una delle sue influenze. Sheeran ha collaborato con il suo idolo Eric Clapton nell’aprile 2016, come da egli stesso dichiarato alla rivista People, cantando nell’album I Still Do.
Il cantautore Ed Sheeran è inoltre amico intimo della cantautrice Taylor Swift, con la quale ha più volte collaborato in ambito musicale.
Nel luglio 2018 la rivista Forbes ha inserito Sheeran al nono posto nella lista delle celebrità più pagate.
Secondo la lista dei ricchi del Sunday Times del 2019, Sheeran possiede un patrimonio del valore di 160 milioni di sterline ed è stato inserito al 17º posto come musicista più ricco del Regno Unito.
Ed Sheeran ha tenuto un concerto a Bristol, che ha raccolto 40 000 dollari per un ente di beneficenza che si rivolge a prostitute di strada.
Ed Sheeran è apparso in un episodio a novembre 2017 di Gogglebox insieme ad altre celebrità del Regno Unito come Ozzy Osbourne, Liam Gallagher e il leader del Partito Laburista Jeremy Corbyn come parte di Channel 4 e Cancer Research UK, per la campagna di raccolta fondi Stand Up to Cancer.
Ed Sheeran è un artista che non si tira indietro quando si tratta di sperimentare con sonorità lontane, affrontate sempre con curiosità ed umiltà, ed il risultato è una serie di canzoni che raccontano storie vibranti.
Uno dei suoi punti di forza rimangono le ballate sentimentali, che sono a vere e proprie dichiarazioni di sentimenti profondi dedicate alle persone importanti della sua vita; nonostante Play avesse l’intento di voltare pagina rispetto intensa introspezione di, Autumn Variations, il disco mantiene momenti di riflessione profonda sul passato e sul presente dell’artista.
Play inaura una nuova serie di dischi per Ed Sheeran, dopo la conclusione della serie matematica (+, x, ÷, = e –) che si ispira ai tasti dello stereo di cui sappiamo che ti prossimi titoli saranno ovviamente: Replay, Pause, Fast Forward e Stop.
Ed Sheeran ha dovuto attraversare il buio e raccontarlo in musica per poter uscire dall’altra parte del tunnel con un nuovo spirito.
“C’è un tempo per piangere e uno per piegarsi, c’è un tempo per resistere e uno per lasciarsi andare, un tempo per correre tra le braccia della speranza”, canta Ed Sheeran nei versi di “Opening”, la canzone, dal titolo fin troppo didascalico, che apre il suo nuovo album Play.
Nel prologo “Opening” accenna alla morte dell’amico Jamal Edwards, alla malattia della moglie Cherry Seaborn durante la gravidanza, “Ho pianto sulla tomba di mio fratello, ho stretto la mano al chirurgo di mia moglie”, alle cause per plagio e canta che c’è un tempo per il lutto e il dolore e uno per riabbracciare la vita, anzi, “per correre tra le braccia della speranza”.
Chissà che non si sia lasciato ispirare da “C’è tempo” di Ivano Fossati, lui che ama così tanto l’Italia da decidere di acquistare nel nostro paese pure una casa, nel borgo umbro di Paciano, dove scappa appena può staccare dalla routine dalla popstar.
Ironia a parte, c’è un trasporto emotivo disarmante nel modo in cui il re mida del pop internazionale canta quei versi. Ma l’ideale ponte che collega l’incipit di “Play” agli ultimi due dischi del cantautore britannico “- “e Autumn variations, dal mood più nostalgico e dalle sonorità più acustiche del solito, dura pochissimo. Al minuto 1.22 il pezzo diventa un’altra cosa: basta un beat e Ed Sheeran torna ad essere quello abituato a riempire le grandi arene. Si mette anche a rappare, come agli esordi, come ai tempi di “You need me, I don’t need you” e dintorni: “Non sono mai stato figo, ma non sono mai stato un fallito”, rivendica, verrebbe da abbracciarlo e dirgli: bentornato, Ed!
In “Play” Ed torna al “big pop”, per citare le sue parole, che lo ha reso un autentico fenomeno non solo discografico ma anche e soprattutto live, il “Mathematics Tour” conta ad oggi 6,8 milioni di presenze e si concluderà solo il prossimo 20 settembre 2025, un cantautore, sì, ma con l’attitudine della popstar, il cui habitat naturale è il palco, possibilmente quello di un grande stadio.
Le sue canzoni piacciono a tutti: ai papà, alle mamme e agli zii, perché gli ricordano i cantautori che ascoltavano da ragazzi, da Cat Stevens a James Taylor, qui omaggia quelle ispirazioni con ballatone come “In other words” e “Camera”; ai più giovani perché sono la colonna sonora delle loro vite con “Old phone” parla direttamente alla pancia dei trentenni come lui, preda di quella fase della vita in cui si realizza di essere diventati sufficientemente grandi per rimpiangere l’adolescenza, la canzone prende spunto dal ritrovamento di un vecchio telefono: Ed lo accende e viene travolto dai vecchi sms e dai video contenuti in quella capsula del tempo. Sul singolo “Old phone” vi rimando a leggere la mai recensione fatta sempre sul Blog di Radio Febbre in data 9 maggio 2025 ( https://www.lafebbre.ch/2025/05/09/old-phone-ed-sheeran/).
Play affronta direttamente la malattia pericolosa per la vita che la moglie di Ed Sheeran ha affrontato durante la gravidanza, così come la morte del suo migliore amico Jamal Edwards, l’imprenditore dietro il canale rap SB.TV, questo è il suono di qualcuno che si è radunato dall’oscurità.
Come sottolinea nella traccia di apertura di Play, Ed Sheeran è sulla scena da parecchio tempo. Sono passati 20 anni da quando ha autoprodotto il suo album di debutto e 14 da quando ha firmato con una major e si è impegnato a diventare l’artista britannico di maggior successo commerciale della sua epoca: abbastanza tempo da vedere apparire pop star che lo considerano un’influenza formativa.
I suoi ultimi due album, Muted del 2023 e Autumn Variations, sono stati realizzati con Dessner, il co-ideatore degli album folk di Taylor Swift durante il lockdown: il primo è stato il disco più acclamato dalla critica di Sheeran, ma il pubblico sembrava meno convinto.
Play sembra rassicurare gli azionisti al riguardo: la grande novità è che Sheeran è andato a Goa per completarlo, ma, come con la deviazione del singolo “Azizam” verso la musica persiana, i suoni del subcontinente che si sono insinuati nel prodotto finale sembrano solo una facciata.
Ci sono percussioni tradizionali indiane qua e là, in particolare in “Heaven”, più voci hindi e punjabi e un’apparizione come ospite del cantante bengalese Arijit Singh in “Sapphire”, ma niente di tutto ciò sopraffà l’essenza Ed Sheeran–ità dei brani: il primo è dolcemente emotivo, il secondo il tipo di canzone uptempo di Ed Sheeran un po’ troppo ansiosa di compiacere e finisce per risultare leggermente irritante.
Tabla e testi in hindi o no, nessuno si chiederà mai chi li abbia composti, soprattutto quando sono sparsi tra brani più tradizionali, che spaziano in qualità da noiosi, le riflessioni guidate dalla chitarra acustica di “Old Phone” a eccezionalmente ben realizzati: la power ballad spietatamente efficace di “Camera” e “The Vow”, il pianoforte lo-fi di In “Other Words”, quest’ultimo un altro contributo a una pila ormai traballante di canzoni di Sheeran che potrebbero essere state pensate per i primi balli degli sposi novelli.
E i brani registrati in India risultano meno sorprendenti di due canzoni realizzate più vicino a casa.
Scritta insieme a Fred Again, “Don’t Look Down”, colloca fruttuosamente la voce di Sheeran tra luminosi synth rave e, infine, un ritmo house martellante.
La canzone d’amore per la moglie “Camera”, è un ritornello che rimanda a certe ballatone dei gruppi di arena rock anni ’70-’80 e nelle strofe frasi come “dovresti vedere come le stelle illuminano la tua splendida silhouette”.
Il videoclip di “Camera” quest’ultimo brano è stato pubblicato in contemporanea al disco ed è un omaggio alla moglie di Sheeran, Cherry, che nelle immagini viene interpretata dall’attrice Phoebe Dynevor e proprio come racconta “Camera”, il videoclip ripercorre le prime fasi di una relazione, mentre la coppia si gode una vacanza in Croazia.
E il pezzo forte, “Symmetry”, si apre con percussioni e voci indiane in loop, ma rapidamente si disperde in una direzione diversa, coinvolgendo voci spettrali e sub-bassi travolgenti. Non è una reinvenzione radicale, ma si percepisce un artista che spinge dolcemente oltre i limiti.
Play non è incapace di riservare autentiche sorprese: è un vero shock sentire Sheeran chiamare qualcuno “stronzo” in “A Little More”, per poi proseguire con una frase che si qualifica decisamente come una scottatura: “E per il bene di tuo padre, per favore trasloca da casa di tuo padre”.
La temperatura emotiva della musica di Sheeran fino ad oggi ha oscillato tra il dolore e l’innamoramento. Non è mai sembrato arrabbiato. Non è chiaro a chi sia rivolta la canzone, o cosa abbiano fatto per irritarlo, ma in “A Little More” sembra sinceramente livido: “Ti odio… un giorno saremo tutti morti, ma da qui a quel momento non voglio più vederti”. È allo stesso tempo inaspettato e stranamente tonificante, il suo impatto amplificato da un piano elettrico sottilmente efficace e da fiati post-Amy Winehouse.
Una curiosa e oscura vena emotiva continua a ribollire in Play, ci sono allusioni alla cerchia di amici di Sheeran che si restringe, alle “sanguisughe” e al suo cuore spezzato dalle “persone care”. Ci sono riferimenti alla tanto decantata grinta professionale di Sheeran che la fanno sembrare paranoica e compulsiva, “se guardo in basso vedo dei sostituti… in questo mondo non c’è relax”, e c’è “Slowly”, apparentemente solo una canzone sulla mancanza della moglie quando è via “per un paio di giorni”, che si esprime in termini così estremi da risultare piuttosto inquietanti: “uccidimi lentamente”, “questo è un amore da coltello nel cuore”, “sto morendo vivo”.
Naturalmente, è improbabile che queste sfumature oscure influiscano sul successo commerciale di Play. Tutti i singoli precedenti hanno già numeri di streaming che sembrano numeri di telefono. Ma questo significa che ti lasci con il dubbio su cosa diavolo stia succedendo: l’ultima sensazione che ci si aspetta da un album di Ed Sheeran.
Lui che ha sempre avuto le antenne dritte, in “No. 6 Collaborations Project”, era il 2019, si fece produrre da Fred Again prima che il dj britannico diventasse un fenomeno cool, qui stizza l’occhio all’India, che da tempo si sta consacrando come l’El Dorado del pop: basti ascoltare “Azizam” e “Sapphire”, in cui fa convivere curcuma e fish & chips.
“The vow” è una nuova “Thinking out loud”, in ritmo ternario: racconta una promessa d’amore, considerando che nel Regno Unito si celebrano in media 220 mila matrimoni l’anno, gli darà soddisfazioni quanto a royalties.
“A little more” è uno dei pezzi più irresistibili del disco: è un soul 3.0 che guarda al lavoro di Mark Ronson con Amy Winehouse.
Pop, acustica, elettronica, questi 13 brani sono un caleidoscopio in cui Ed Sheeran conferma di essere non solo un hitmaker nato, ma anche un musicista capace di spaziare con credibilità tra i generi: “Questo disco è un vero e proprio turbinio di emozioni dall’inizio alla fine, racchiude tutto ciò che amo della musica e del divertimento che essa procura, ma anche dove mi trovo nella vita come essere umano, partner e padre – spiega lui, più invecchio, più voglio semplicemente godermi le cose e assaporare i momenti folli e caotici della vita”.
Ma al di là dei suoni e delle ispirazioni, Play è prima di tutto un disco di grandi canzoni.
Ed Sheeran, con i suoi milioni di ascoltatori incarna l’immagine del cantautore della porta accanto. La sua forza risiede nella capacità di comunicare emozioni in modo diretto e accessibile, abbattendo le barriere tra la star e il pubblico. Questa autenticità, tuttavia, è anche la sua debolezza, relegandolo a un ruolo di rassicurante interprete piuttosto che di innovatore musicale. La sua musica tende a confortare, offrendo un’illusione di accessibilità e normalità.
Dopo il ciclo “Mathematics”, Sheeran inaugura con Play una nuova serie di album incentrata sui comandi della musica, l’intento dichiarato è di creare un disco pieno di “gioia e technicolor “, lo scrive persino sulla copertina, secondo me poco carina: “Play is leaving the past behind. Play is colorful. Play is dancing. Play is nostalgic”. L’intenzione insomma era fare un album colorato in reazione a un periodo nero.
Si sa nell’industria musicale c’è sempre stata una divisione netta fra i cantanti fighi e quelli non fighi e che lui ovviamente ha sempre fatto parte di quest’ultima categoria. È vero ed è la forza e la debolezza del cantautore vivente più popolare del mondo grazie a 93 e passa milioni di ascoltatori mensili su Spotify, (roba che neanche Taylor Swift), un tour mondiale lungo 3 anni visto da quasi 7 milioni di persone, un successo discografico più che decennale, la simpatia diffusa per quest’inglese che scrive canzoni romanticissime e si veste come il tuo vicino di casa.
Da parte mia è tutto.
Non mi resta che dirvi Buon Ascolto!
Alla Prossima da SonoSoloParole.
Scritto da: SonoSoloParole
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