RADIO FEBBRE
Intervista Astral Rocks - 11.09.2025
Oggi voglio ricordare un grande scrittore morto da poco ossia Stefano Benni morto il 9 settembre 2025 all’età di 78 anni, dopo una lunga e invalidante malattia, che gli aveva anche tolto l’uso della parola e da tempo non compariva in pubblico.
Vi parlerò di uno dei suoi romanzi, Margherita Dolcevita ma prima di farlo apro una breve parentesi per dire chi era questo scrittore per chi ancora non lo conosce.
Inizio col dirvi che non esiste una biografia del “lupo” Benni perché da anni, tutte le volte che gliela chiedevano, il lupo la cambiava, dicendo un sacco di balle, o quasi-balle. Poiché nessuno ha mai controllato, Benni si è divertito a costruirsi almeno dodici biografie diverse.
Stefano Benni è stato uno scrittore, umorista, giornalista, sceneggiatore, poeta e drammaturgo, è stato autore di vari romanzi e antologie di racconti di successo, tra i quali “Bar Sport”, “Elianto”, “Terra!”, “La compagnia dei celestini”, “Baol”, “Comici spaventati guerrieri”, “Saltatempo”, “Margherita Dolcevita”, “Spiriti”, “Il bar sotto il mare” e “Pane e tempesta”. I suoi libri sono stati tradotti in più di 30 lingue. Ha collaborato con i settimanali L’Espresso e Panorama, con i satirici Cuore e Tango, i mensili Il Mago (dove esordì e dove pubblicò a puntate parte di “Bar Sport”) e Linus, i quotidiani La Repubblica e Il manifesto.
Benni nasce nel 1947 a Bologna ma la sua infanzia è sulle montagne dell’Appennino, dove fa le prime scoperte letterarie, erotiche e politiche.
Il soprannome Lupo nasce qui, per la sua abitudine di girare di notte ululando insieme ai suoi sette cani, gioca a pallone ma la sua carriera è interrotta da un infortunio.
Studia al classico con risultati non eclatanti, viaggia e sbevazza e poi l’università proprio non fa per lui e cambia due o tre facoltà, ma intanto ha cominciato a scrivere.
Inizia a fare l’attore, ma non guadagna una lira, è un’esperienza che gli servirà dopo, lavora come abusivo in alcuni giornali, poi Fruttero e Lucentini lo scoprono sulla rivista il Mago. Donato Barbone lo chiama alla Mondadori, (che allora non era di Silvio Berlusconi).
Fa il militare nei Lupi di Toscana (che destino!) e tra una guardia e un picchetto, scrive “Bar Sport” e con i primi soldi viaggia come un pazzo.
Grazie a due grandi amici, Valerio Occhetto e Grazia Cherchi, si convince di poter diventare uno scrittore e scrive “Terra!” e “Comici Spaventati Guerrieri”.
A quarant’anni diventa padre, a quarantacinque ritorna sul palcoscenico spinto dal jazzista Paolo Damiani. Collabora a Repubblica e allo Straniero, e riprende a fare il quasi-attore, visse a Roma, adorava la Sardegna.
Girò un film Musica per Vecchi Animali, con Dario Fo, che non ha avuto alcun successo, ma durante il quale ha imparato un sacco di cose, grazie agli indimenticabili Umberto Angelucci e Pasqualino De Santis.
Ha lavorato in teatro soprattutto con Dario Fo e Franca Rame, Angela Finocchiaro, Lucia Poli, Paolo Rossi, Antonio Catania, Fabio De Luigi, Anita Caprioli e tanti altri.
Ha scritto e interpretato Misterioso, dedicato a Thelonius Monk con il pianista Umberto Petrin, da cui è stato tratto un dvd, Sagrademari con Paolo Fresu, Strani Amori con Paolo Damiani e Gianluigi Trovesi, Il Cyrano de Bergerac (riscritto per la collana Save the Story de L’Espresso) con la pianista Giulia Tagliavia, Il Poeta e Mary, melologo interpretato con Brenda Lodigiani e i musicisti Danilo Rossi e Stefano Nanni, Va’ fuori straniero con il pianista Danilo Rea e Ci manca Totò con il chitarrista Fausto Mesolella.
Ha messo in scena “Pompeo” di Andrea Pazienza con Danilo Rossi, “I mille cuori” di E. A. Poe con Umberto Petrin, il violoncellista Mario Brunello e la violoncellista Riviera Lazeri, Lolita di Nabokov.
Ha preso parte alle letture dell’Iliade, di Novecento, City e Moby Dick, tutte realizzate da Alessandro Baricco, fece una tournée con lo spettacolo Bestia che sei insieme ad Angela Finocchiaro e con Altan e Pietro Perotti ha creato il Museo delle Creature Immaginarie per sostenere Amref.
Ha fondato con Alessandro Castellari e Libero Mancuso un delirante seminario sull’immaginazione che ha tenuto per molti anni a Bologna, e in un sacco di posti: Napoli, Gressoney, Roma, Alghero, Libera Università di Alcatraz.
Ha fatto nascere il leggendario progetto di solidarietà sociale “Gruppo Lupo”, e ideò un progetto di borse di studio per giovani immigrati.
Autore televisivo, fu “battutista” di Beppe Grillo agli esordi: sua la celebre gag del teorema “Pietro Longo=P2” per la quale L’Umanità, l’organo del PSDI, chiese senza successo alla commissione parlamentare di vigilanza Rai la rimozione di Grillo dalla tv di Stato.
I romanzi e racconti di Benni contengono, non solo tramite la costruzione di mondi e situazioni immaginarie, una forte satira della società italiana degli ultimi decenni. Il suo stile di scrittura fa ampio uso di giochi di parole, neologismi e parodie di altri stili letterari. Fu grande amico dello scrittore francese Daniel Pennac. Fu Benni a convincere la casa editrice Feltrinelli a tradurre in italiano i primi libri di Pennac. Da allora ciascuno dei due autori era solito presentare i libri dell’altro quando questi venivano pubblicati nei rispettivi Paesi. L’opera Grazie! di Pennac è dedicata a Benni.
Nell’ottobre 2009 è salito sul palco con il cantautore australiano Nick Cave, in occasione di un concerto al Teatro Dal Verme di Milano, per un reading in italiano di alcuni spezzoni del libro di Cave “La Morte di Bunny Munro”, qui aggiungo che fu una bella improvvisata, ed io c’ero a seguire il mitico Cave!
Il 29 settembre 2015 pubblicò sulla sua pagina Facebook ufficiale una lettera in cui spiegava le sue ragioni nell’aver rifiutato il premio Vittorio de Sica, attribuito annualmente ad alte personalità italiane e straniere che si sono distinte nelle arti (e solitamente consegnato ufficialmente dal Presidente della Repubblica o da un Ministro), per protesta contro i tagli alla cultura e alla scuola attuati dal Governo Renzi.
Ora passo a descrivervi uno dei suoi romanzi da me scelti per ricordarlo, già nominato sopra “Margerita Dolce vita”.
Il romanzo di Stefano Benni narra la storiadi Margherita, una ragazza di 15 anni, una ragazzina che sa guardare il mondo.
Dalla casa di Margherita Dolcevita, nella periferia di una grande città, è facile vedere le stelle. Ma quella notte lei non ci riesce. La sua casa sorge ai limiti della campagna, è circondata da un grande prato verde abitato da piante e animali che Margherita rispetta e ama.
Più in là ancora c’è il bosco, nel quale dimora la sua amica- sorella- angelo custode, la “Bambina di Polvere”, fantasma di una bambina vittima della guerra. A Margherita Dolcevita piace leggere, inventare poesie brutte e inizi di romanzi. Ha un cuore difettoso e qualche chilo di troppo, è sfacciata e intelligente. La sua famiglia è bizzarra ma semplice, senza pretese. Margherita si accorge che quella sera le stelle sono coperte da un enorme cartello con la scritta “Lavori in corso” e in pochi giorni il nero di un cubo di vetro sostituisce il verde dell’orizzonte.
La nuova villa è abitata dai signori Del Bene, una famiglia all’avanguardia, sofisticata, snob, il contrario di mamma Emma che guarda soap opera in un vecchio televisore tutto il giorno e fuma sigarette finte; o di papà Fausto, l’aggiusta tutto; o di Giacinto, il fratello maggiore, vero tamarro e vero ultrà della squadra di calcio locale; o di Erminio, il piccolo genietto di casa molto intelligente, innamorato dell’insegnante de matematica, ma fanatico dei videogiochi e un nonno, ossessionato dall’idea che qualcuno vuole avvelenarlo.
I nuovi arrivati sembrano essere la bella copia della famiglia di Margherita, la versione evoluta e metropolitana di tutti i suoi membri: persino il cane Pisolo, un meticcio bruttino e malconcio, ha il suo doppio. Accade tutto molto in fretta: i Del Bene si insinuano nella vita genitori e dei fratelli di Margherita portando novità e promesse, soddisfacendo desideri inespressi e inarrivabili agli occhi di quella famiglia di periferia. Ben presto tutti vengono ipnotizzati dall’eleganza dei nuovi vicini.
Solo Margherita e il nonno Socrate sembrano immuni da questo sortilegio e vedono oltre il perbenismo, ostentato fino agli eccessi, dei signori Del Bene. E allora Margherita inizia a cercare di capire cosa si nasconde dietro ai vetri scuri di quella casa…
Le bastano un cuore appena difettoso e qualche chilo in più per aggiungere sale e ironia alla sua naturale intelligenza. Compatisce con affetto le stramberie della sua famiglia, e volentieri si perde nel grande prato intorno alla sua casa, ultimo baluardo della campagna ormai contaminata dalla città e dimora della sua amica invisibile: la Bambina di polvere. Ma improvvisamente, come un fantasma di notte, di fronte alla casa di Margherita appare un cubo di vetro nero circondato da un asettico giardino sintetico e da una palizzata di siepi.
All’inizio il libro era un po’ lento, ma con l’arrivo dell’oggetto misterioso davanti alla casa di Margherita la situazione diventa sempre più strana.
Ormai si respira un aria di modernità che soffia dalla città e dal cubo che influenzerà parecchio la famiglia di Margherita. Le vecchie abitudini saranno stravolte per lasciare spazio al futuro che ormai è inevitabile anche per la famiglia di Margherita.
La famiglia Del Bene, i nuovi vicini di casa, proprietaria del cubo, è la portatrice del “nuovo” della beatitudine del consumo.
Margherita è una ragazzina che vive in periferia di una città insieme alla sua famiglia: mamma, papà, due fratelli e il nonno, è una ragazzina di quasi quindici anni dagli occhi blu e i capelli biondi un po’ in sovrappeso. Da grande vuole fare la poetessa; passa le giornate scrivendo racconti e filastrocche, stando all’aperto nelle campagne circostanti e raccontando ogni suo aneddoto a un’amica invisibile: la ragazza di polvere.
Fausto, il padre, è un uomo alto e magro che occupa le sue giornate stando nel capannone vicino a casa ad aggiustare, riparare e rimontare vecchi oggetti, lavora con qualsiasi oggetto: bici, radio, caffettiere e lavatrici.
La mamma di Margherita, Emma, faceva la commessa in un negozio ma ora è una casalinga. Per quanto sia buona, non riesce a stare a lungo senza piangere e impiega le sue giornate fumando sigarette virtuali e vedendo le stesse puntate di una serie chiamata Eternal love.
I due fratelli di Margherita si chiamano Giacinto e Erminio, rispettivamente diciotto e dodici anni; Giacinto mangia tanto, è disordinato e ha come unica passione il calcio. Erminio, invece, ama la scienza e la matematica e nel tempo libero fa esperimenti in garage e perfeziona le sue invenzioni.
Il sesto componente della famiglia è nonno Socrate, un nonno estraniato dal mondo che si oppone alle modernità dal passato molto interessante: nella vita è stato marinaio, collaudatore di caschi, l’uomo-formaggio nei supermercati e venditore di oasi. Vive nella soffitta di casa e teme ogni giorno di morire avvelenato, così, ingerisce piccole quantità di veleno ogni giorno per abituare il suo ad assumerli.
Quando viene costruita una casa a forma di cubo in parte a quella di Margherita, gli equilibri dell’intera famiglia vengono turbati. La famiglia Del Bene si insinua in quella di Margherita e la influenza nelle usanze e nei modi di fare. L’unica a opporsi sembra Margherita che nelle pagine del libro racconta come Frido e Leonora, marito e moglie della casa accanto si insinuino nella sua famiglia.
Nel corso del racconto Margherita si scontra più volte con i Del Bene e i suoi famigliari ma solo alla fine avrà le risposte che cerca.
La storia prende una piega drammatica quando Margherita scopre nel garage della famiglia Del Bene armi e pericoli nascosti.
I nuovi vicini fanno amicizia con la famiglia di Margherita e vengono influenzati con la “nuova” forma di vita ma nonostante ciò, Margherita decide di iniziare a indagare sui nuovi vicini perché sospetta che loro siano strani e cattivi.
Indagando sulla famiglia Del Bene, Margherita fa amicizia con il figlio, Erminio, e capisce tutto ciò che questa famiglia reputa importante: i soldi, le apparenze e il consumismo della società in cui abita. Tra uscite di nascosto ed indagini in compagnia di Erminio, il quale impegna il suo tempo in fitte ricerche per scoprire la verità, Margherita si trova una notte nel suo garage dove scopre bombe, armi e bambolotti sui quali esercitarsi.
All’entrata del padre in compagnia, lei e il fratello chiedono spiegazioni, ma la situazione evolve nel peggiore dei modi quando esigono di vedere cosa si nasconde dentro una botola mai vista prima: da lì esce lei, la “Bambina di polvere”, che lascia una scia di nebbia permettendo a Margherita di trovare l’uscita prima che Erminio azioni una bomba e faccia esplodere tutto in aria.
Margherita sembra non fidarsi della gentilezza e della disponibilità dei vicini, mette in dubbio ogni loro azione e si oppone alle loro proposte. Spesso le sue opinioni sono supportate da quelle di Erminio che a differenza sua non le manifesta né ai genitori né ai Del Bene direttamente.
Emma viene monitorata da Leonora che vuole influenzare i suoi atteggiamenti e cambiare il suo modo di essere insegnandole a comportarsi nel suo modo e imponendole determinati atteggiamenti. Le regala una televisione, la accompagna a fare shopping e le dice come pettinarsi.
Frido invece stringe amicizia con Fausto, entra in affari con lui e iniziano una collaborazione lavorativa che porterà il Del Bene a impadronirsi man mano di Fausto; Frido interverrà nelle situazioni private di Margherita e la sua famiglia e rimprovererà al posto di Fausto i suoi figli.
Labella invece, figlia di Frido e Leonora, conquista il cuore di Giacinto e lo porta a cambiare pensieri e interessi.
Margherita sembra risentire di tutto, cerca riparo nel prato di casa e dalla bambina di polvere; l’unica cosa che la avvicina ai Del Bene è loro figlio Angelo, un ragazzo particolare vittima delle scelte del padre che, nei pochi momenti in cui gode di libertà, si confida con Margherita e le racconta cosa subisce.
Infatti nel libro Benni afferma: “Noi siamo quello che sembriamo ma non sempre sembriamo quello che pensiamo di sembrare.”
Alla ragazza piacerebbe vedere un’altra realtà però purtroppo la realtà è ben diversa e nessuno di loro è sopravvissuto all’arrivo del consumismo e all’inizio del disfacimento della società.
Questo romanzo ha come obiettivo quello di descrivere la società contemporanea, influenzata dalle nuove tecnologie da cui ne è completamente pervasa, questo è il messaggio di questo romanzo.
Margherita, nonostante l’influenza della famiglia Del Bene sulla sua famiglia, decide di indagare su di loro, sospettando che siano stranie cattivi. Attraverso le sue indagini, scopre la vera natura dei loro valori e le conseguenze del consumismo.
Nella cospicua letteratura prodotta da Stefano Benni si trova una coerenza di fondo, cioè il suo divertirsi con le parole. E Margherita Dolcevita non fa eccezione, anzi! Margherita in questo caso legittima pienamente il gioco, perché è lei per prima che ammette di inventare parole, lei usa il “Vocabolaltro”.
Benni crea un personaggio estremamente intelligente e ironico, che gli permette di divertirsi e sbizzarrirsi. Nell’universo di Margherita Dolcevita tutto consente a Stefano Benni di creare dolceamari giochi e rimandi con le parole.
A partire da nonno Socrate che ha paura di morire avvelenato, proprio come il filosofo suo omonimo è morto a causa della cicuta; così come Margherita stessa: ha il nome di un fiore, lei che ama così tanto la natura, ma la sua Dolcevita sta per essere stravolta dall’arrivo di nuovi vicini che di cognome fanno Del Bene.
Un cognome che incanta il resto della sua famiglia, ma che fin da subito stona alle orecchie dell’incorruttibile Margherita. Tramite uno stile tragicomico e a tratti surreale, Benni porta avanti una dura critica alla società contemporanea, alle avanguardie tecnologiche che corrompono lo spirito semplice degli uomini, il tutto iscritto nell’ancestrale lotta tra bene e male.
Questo lo fa tramite gli occhi di Margherita ed è ciò che rende il discorso intorno a questi temi, ormai sedimentati, così originale e frizzante.
Benché il nodo centrale della trama si costituisca intorno ad un mistero, chi sono davvero i Del Bene? Cosa vogliono dalla famiglia di Margherita?
Stefano Benni va molto oltre e ci regala un romanzo profondo, metaforico e ricco di interrogativi fondamentali.
Conviene davvero leggere questo libro per scoprirli e cercare di trovarvi risposta.
Dolce, attento, spregiudicato, acuto.
Un testo che si legge con piacere e che rende felici nella lettura, così anche la protagonista e come poteva non essere altrimenti? Margherita Dolcevita ha un soprannome che la caratterizza sia emotivamente che fisicamente, solito sagace gioco di parole a cui l’autore ci ha abituato nei suoi libri.
Margherita è un’adolescente, piena di vita, allegra e frizzante che colora il cuore della sua famiglia e dei vari personaggi che vivono la sua quotidianità: ognuno di loro un singolo colore che va a comporre l’arcobaleno di Margherita.
Una famiglia semplice, con una bella casa fuori dal centro abitato, ma non ancora in aperta campagna, dove la vita scorre in armonia.
A disturbare quest’angolo bucolico di mondo, spunta un giorno un cubo di vetro nero, perimetrato da una siepe aliena.
Con questo biglietto di visita si presentano i nuovi vicini di casa, i signori Del Bene, che sconvolgeranno la vita della famiglia di Margherita.
Padre, madre e i due fratelli cadono vittime del fascino dei nuovi vicini, solo Margherita e suo nonno, che intanto a causa di un incidente è costretto in una clinica di lunga degenza, saranno gli unici a non cadere nella trappola.
Margherita anzi andrà alla ricerca di quell’ultimo segreto legato alla famiglia Del Bene, che ha come protagonista il loro figlio (quasi) ripudiato.
Avevo già letto altri libri dello stesso autore, e per chi lo conosce, anche questo non mi ha lasciato insoddisfatta.
La scrittura è fresca e leggera, ma mai scontata, i giochi di parole e le sottigliezze sono seminati con cura, senza essere d’intralcio alla lettura, o disturbarne la stessa.
Margherita con la sua carica di vita e gioventù e con sani valori morali alla sua giovane età, è la nostra eroina, un personaggio che pensiamo in futuro possa avere una seconda vita, in un continuo ideale della storia narrata.
Il significato finale del romanzo Margherita Dolcevita di Stefano Benni risiede nell’esplosione finale della protagonista, simbolo della fine della sua infanzia rubata dalla corruzione e dal benessere illusorio della società.
Margherita, assieme al futuro, è vittima di un mondo dominato dall’inquinamento e dalla violenza, in cui la natura si ribella all’eccessiva “civiltà” e tecnologia umana.
La sua trasformazione è la presa di coscienza di un trauma radicato, destinato a un’autodistruzione o a un cambiamento irreversibile, preannunciando un futuro oscuro e devastato.
Un libro scorrevole, divertente e, come tutti i suoi libri, ricco di una satira pungente e delicata verso la società…
Margherita Dolcevita è una ragazzina che sa guardare il mondo. Le bastano un cuore appena difettoso e qualche chilo in più per aggiungere sale e ironia alla sua naturale intelligenza delle cose. Compatisce con affetto le stramberie della sua famiglia e volentieri si perde nel grande prato in torno alla sua casa, ultimo baluardo della campagna ormai contaminata dalla città.
Ma improvvisamente, come un fantasma di notte, di fronte alla casa di Margherita appare un cubo di vero nero: sono arrivati i signori Del Bene.
Una tristissima, apocalittica visione del mondo attuale e del modo in cui la società può plasmare l’uomo fino a portarlo ad assorbire il male quasi impercettibilmente e a farlo proprio, è alleggerita da un tono lieve e ironico. I personaggi vengono presentati uno per uno e tratteggiati nel dettaglio, dall’indimenticabile nonno al fratellino-genio che sogna le giarrettiere della professoressa di matematica, al fratello adolescente trash brufoloso la cui camera sembra sempre perquisita dai poliziotti e il cui passatempo preferito è “schiacciare i wafer sotto il culo e spargere le briciole per tutta la stanza”. E poi c’è lei, Margherita, troppo intelligente per la sua età e per questo mondo.
Più volte, soprattutto durante la prima parte, ho dovuto smettere di leggere per quanto stavo ridendo, ma è anche un libro che fa commuovere, riflettere e anche innervosire per quanto è attuale.
Tratta argomenti frequenti al giorno d’oggi con un linguaggio semplice e ironico. Mette a confronto stili di vita e abitudini differenti e mostra cosa essi provochino ai protagonisti del racconto e l’impatto che hanno su chi li vive.
Tra chi si oppone al volere della famiglia Del Bene e chi la reputa un esempio da seguire, il libro mostra come ogni membro della famiglia di Margherita reagisca al “nuovo” e cosa esso comporti.
Il romanzo esplora il tema del consumismo e il disfacimento della società moderna sotto l’influenza della tecnologia.
Ho trovato questo libro adatto a tutte le età quindi ve lo consiglio!
Buona Lettura.
Da parte mia è tutto. Alla Prossima da SonoSoloParole.
Scritto da: SonoSoloParole
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