Radio Febbre
Intervista Steve - 25.06.2025
Prima di parlarvi di questo album voglio aprire una breve parentesi per chi non conosce gli Helloween per meglio capire chi sono e che musica interpretano.
Gli Helloween, gruppo power metal tedesco, che si formano nel 1978 quando Kai Hansen e Piet Sielck sono entrambi chitarristi della band tedesca Gentry. Il gruppo cambia nome dopo pochi anni, nel 1983, con l’ingresso di Ingo Schwichtenberg e Markus Großkopf, nello stesso anno Piet Sielck lascia il gruppo e viene sostituito da Michael Weikath.
Il nome Helloween nasce durante la prima prova del gruppo: “Era la sera di Halloween del 1984 e dato che volevamo fare musica hellish Markus propose questo giro di parole” affermò il gruppo.
Nel 2017/2018 gli Helloween intraprenderanno un tour di reunion con Kai Hansen e Michael Kiske.
Gli Helloween sono considerati i capostipiti del sottogenere power metal europeo. Dal 2017 il gruppo è formato da Michael Kiske e Andi Deris come cantanti, Kai Hansen, Michael Weikath e Sascha Gerstner alle chitarre, Markus Großkopf al basso e Daniel Löble alla batteria, in occasione del tour di reunion “Pumpkins United”.
La prima formazione invece era composta da Kai Hansen cantante e chitarrista, Michael Weikath alla chitarra, Markus Großkopf al basso e Ingo Schwichtenberg detto Mr.Smile per via del suo sorriso.
È risaputo che durante la sua carriera Ingo Schwichtenberg ebbe serie dipendenze dall’alcol e dalle droghe (in particolare cocaina e hashish) e che soffrì di schizofrenia, che più di una volta lo portò ad atti al di fuori del controllo che gli resero impossibili le esibizioni pubbliche. A causa dei suoi eccessi che gli impedivano di essere lucido durante le composizioni e le esibizioni il gruppo decise di licenziarlo.
Dopo l’esclusione dalla band Schwichtenberg vide aumentare a dismisura gli attacchi schizofrenici che culminarono con il suo suicidio avvenuto l’8 marzo 1995, quando il batterista decise di gettarsi contro un treno di una metropolitana. Tale gesto lasciò scioccati i fan degli Helloween e la stessa band e Kai Hansen gli dedicò la canzone “Afterlife” contenuta nell’album dei Gamma Ray Land of the Free. Anche Michael Kiske nel suo primo lavoro solista Instant Clarity dedicò ad Ingo una canzone dal titolo “Always”.Gli Helloween gli dedicarono l’album The Time of the Oath nel 1996.
Ora, dopo quattro anni di silenzio discografico, la formazione di Amburgo riemerge il 29 Agosto 2025 con un album dal titolo “Giants & Monsters” che non solo testimonia la continuità del progetto “Pumpkins United”, ma ne rappresenta anche l’evoluzione naturale. Se l’omonimo “Helloween” del 2021 era stato concepito in tempi stretti e in piena pandemia, lasciando un’impressione di opera riuscita ma non del tutto compiuta, “Giants & Monsters” beneficia invece di un processo creativo più disteso e riflessivo, e la differenza si sente in ogni brano.
Quando si è di fronte agli Helloween, si è al cospetto di autentiche leggende del power metal amici di Radio Febbre!
15 dischi d’oro, 6 dischi di platino, 10 milioni di copie di dischi venduti e soprattutto c’è da celebrare quest’anno i loro quarant’anni di carriera. Il tour promozionale dell’album ma soprattutto dei loro primi quarant’anni, li porterà anche in Italia all’Unipol Forum di Assago il prossimo 19 Novembre, data davvero attesissima e che avrà come supporters i Beast in Black, gruppo musicale power metal/heavy metal finlandese formatosi nel 2015 a Helsinki.
A cominciare dalla sua durata “Giants & Monsters”, rispetto al suo precedente album è più immediato, più diretto grazie alla sua breve durata, un album che si ascolta tutto d’un fiato e una volta terminato l’ascolto, si ricomincia dal primo brano.
Il nuovo lavoro porta con sé il contributo di tutti i membri della band: Michael Kiske, Michael Weikath, Kai Hansen, Andi Deris, Sascha Gerstner e Markus Großkopf hanno firmato diverse composizioni, mentre la produzione di Charlie Bauerfeind e Dennis Ward garantisce un suono potente, cristallino e curato nei minimi dettagli. Anche la batteria di Dani Löble spicca grazie a un lavoro maniacale sui suoni, registrati con tre kit diversi per adattarsi al meglio a ciascun pezzo.
“Giants & Monsters” è il diciassettesimo album in studio degli Helloween, ma in un certo senso è come se fosse il secondo.
Quella della band tedesca, bene o male, è sempre stata una carriera che si è mantenuta su ottimi livelli, e anche dopo lo sbandamento di inizio anni ’90, le zucche amburghesi si sono subito riprese, portando sempre a casa risultati soddisfacenti.
Poi, nel 2016, con il ritorno dei grandi ex Kai Hansen e Michael Kiske, gli Helloween sono diventati una versione super plus di loro stessi. Una line-up che pareva uscita dai sogni mostruosamente proibiti dei loro fan, alla quale però non era permesso sbagliare.
E se il Pumpkin United tour fu un successo annunciato, la band era attesa al varco con la prova del primo album in studio con la formazione a sette elementi, un’uscita che rappresentava una sorta di test, atteso da molti. Da una parte c’erano i discepoli più devoti della formazione teutonica, che vedevano in un nuovo disco una sorta di ripartenza, la ripresa di un discorso interrotto bruscamente nel 1989, con le partenze di Hansen prima, e Kiske qualche anno dopo. Due perdite che avevano lasciato la sensazione che qualcosa fosse rimasta incompleta. Un vuoto che nemmeno i buoni lavori degli anni successivi erano riusciti a colmare del tutto. Poi c’erano i detrattori, i quali aspettavano il passo falso per trovare conferme ai loro dubbi su questa reunion, in modo da poter arpionare di critiche la band.
La copertina di “Giants & Monsters” colpisce immediatamente per la sua forza evocativa, l’artwork, realizzato ancora una volta dal visionario Eliran Kantor, già autore del precedente album “Helloween”, fonde atmosfere epiche e tinte oscure in un’immagine che sembra provenire da un sogno mitologico.
Giganti e creature mostruose dominano la scena, emergendo da un paesaggio surreale in cui potenza e mistero si intrecciano, mentre la zucca, simbolo iconico degli Helloween, continua a brillare come firma inconfondibile.
La scelta di Kantor non è casuale, la sua arte dettagliata e cinematografica si sposa perfettamente con il titolo e i temi dell’album, la copertina di “Giants & Monster” non è soltanto un biglietto da visita, bensì una dichiarazione d’intenti.
Dal punto di vista tematico, il disco si muove tra mito e simbolismo: giganti e mostri diventano metafore universali di vita, morte, perdono e rinascita, un’opera che respira nel presente e afferma con forza l’identità di una band che, dopo quarant’anni di carriera, non ha perso né energia né visione.
Ora, in occasione del loro 40° anniversario, gli Helloween hanno l’onore e l’onere di confermare il loro buon stato di forma.
Il disco è stato realizzato presso i gloriosi Wisseloord Studios di Hilversum, dove sono già passati grandi nomi come Iron Maiden, Judas Priest e Def Leppard.
L’opener “Giants On The Run” mette subito le cose in chiaro: riff potenti, ritmica serrata e il duetto tra Deris e Kiske che esplode in un crescendo epico.
Un opening monumentale di oltre 6 minuti, che mescola atmosfere epiche a riff serrati, in cui Andi Deris domina la prima parte, poi è Kai Hansen a intervenire sul ponte, seguito da una sezione quasi operistica che dona alla canzone un’atmosfera diversa, rallentando in maniera soave, per poi esplodere nuovamente in tutta la sua imponenza. “Giants On The Run” recupera le atmosfere dei “Keeper”, ma con la voce di Deris in primo piano a rimescolare le carte.
Seguono brani che mostrano l’ampiezza della visione sonora degli Helloween con il brano “Saviour Of The World”, firmata da Hansen, riprende lo spirito veloce e teatrale dei giorni del “Keeper of the Seven Keys”.
Brano scritto da Michael Weikath, questa volta è Michael Kiske ad essere al centro della scena, in questo brano veloce e solido, che evoca il sound più Happy rispetto al precedente episodio. È un Power Metal puro, con doppia cassa a padroneggiare, melodie in tonalità maggiori, e un refrain diretto, un richiamo nitido all’epoca d’oro della band con la voce di Kiske che risulta sempre essere un valore aggiunto rendendo una canzone da normale/bella a pura magia.
E’ una old school power metal song che non poteva che uscire dal songbook di Weiki, con Kiske che canta divinamente da Kiske.
“Savior of the World “, si, composta da Michael Weikath ma qui affidata interamente all’ugola di Kiske, è il classico power alla Helloween, praticamente quello che hanno inventato loro, doppia cassa martellante, chitarre veloci e ritornello glorioso.
“We Can Be Gods” propone un inno corale che esalta la convivenza di voci diverse, ritmo serrato in apertura, un tocco piano-metal e duelli vocali tra Kiske e Hansen e Deris.
Nel midsection (sezione centrale del Brano) emergono armonie chitarristiche Maideniane suonati in chiave Helloween, che trovano la massima esaltazione durante il solo guidar seguito da un coro epico, e col solito Kiske sugli scudi in fase di refrain.
“A Little Too Much” è il pezzo più diretto e radiofonico, con un ritornello irresistibile e un assolo dal sapore anni ’80.
“Little Is a Little Too Much” è chiaramente farina del sacco di Andi, che mostra il suo stile più immediato e hard rock nel nuovo singolo della band.
Ok qui siamo al cospetto di qualcosa di geniale, un pezzo breve, melodico, perfetto per le radio con alternanza chirurgica tra Deris e Kiske. Dolce e “addictive”, perfetta da cantare sotto palco con un refrain ruffiano al limite dell’impossibile che si stampa nel cervello e ti ritrovi a cantare senza rendertene conto.
Credo che nella sua semplicità sia uno dei brani più interessanti non solo di questo album ma almeno degli ultimi vent’anni di catalogo della band.
Insomma in “A Little Is a Little Too Much“ gli Helloween giocano a fare gli Scorpions, riuscendoci anche abbastanza bene. Si tratta infatti di uno spassoso hard rock di scuola tedesca, interpretato da Kiske e Deris, con melodie immediate e un ritornello che si stampa in testa fin dal primo ascolto.
Non mancano i momenti emotivi, come la ballata “Into the Sun”, duetto intenso tra Kiske e Deris che alterna pianoforte, synth e chitarre cariche di pathos, ballata intensa e teatrale, un duetto emozionante tra Deris e Kiske, sostenuto da synth e piano. Colpisce per l’alchimia vocale e la costruzione drammatica del brano che evolve in una potenza quasi surreale per quanto sia struggente e che va a chiudersi con una punta di malinconia.
Sicuramente una delle ballad più intense della storia degli Helloween, che non faccio alcuna fatica a mettere sullo stesso piano (o quasi) delle gloriose “A Tale That Wasn’t Right” e “Forever And One”.
“Under The Moonlight”, mette in luce la sensibilità compositiva di Weikath.
“This Is Tokyo” Hymn potente e contagioso dedicato al Giappone, probabilmente nato durante il “Live at Budokan” con un coro contagioso pensato per essere esibito negli stadi e una ritmica travolgente. Il brano che è stato anche il primo singolo estratto da “Giants & Monsters”, mette in luce tanto il legame personale di Deris con il Giappone quanto l’energia visiva del video stesso.
“Universe (Gravity for Hearts)”, scritto da Sascha Gerstner, brano lungo e strutturato, con cambi di tempo, sezioni operistiche e assolo evolutivo. Kiske torna protagonista, e nonostante un ritornello non immediatamente memorabile, è una traccia che cresce ad ogni ascolto.
Si tratta della seconda “suite” dell’album dopo la title-track, in questo episodio si può apprezzare la costante evoluzione della canzone, dai cori in sottofondo al refrain accompagnato dalla solita doppia cassa, passando per cambi di tempo, climax di alti e bassi, e ripartenze che sembrano quasi far parte di una canzone diversa, inserita all’interno di “Universe”, ma per poi far ritorno alla base dopo diversi gloriosi duelli fra le chitarre di Kai Hansen, Sascha e Weikath, e concludersi nuovamente nel refrain iniziale.
“Universe (Gravity for Hearts)” e la conclusiva “Majestic” offrono il lato più ambizioso e progressivo dell’album: due suite epiche che intrecciano le voci di Kiske, Deris e Hansen in un mosaico di melodie e atmosfere che cresce ascolto dopo ascolto.
“Hand of God” tono più oscuro e ipnotico, per questo brano scritto da Andi Deris con la sua voce in primo e un approccio più groovy e quasi industrial, con un assolo potente, un “monster solo” che rompe gli schemi.
Questo è probabilmente il brano meno immediato dell’intero album, ma attenzione non per questo skippabile, si tratta semplicemente di una canzone che arriva al momento giusto per abbassare i ritmi fino ad ora serratissimi, prima di immetterci nel gran finale.
È la classica Deris-song, confezionata su misura per lui e infatti riesce a trasmettere interesse, ritrovandosi anche a canticchiare il refrain “Hand of God”.
Ed eccoci al brano più breve di tutto l’album, “Under the Moonlight” ancora una volta scritto da Michael Weikath, si tratta di un pezzo che rimanda chiaramente all’era Keeper, (similitudini con “Rise and Fall”) con Michael Kiske nella sua interpretazione più nostalgica.
Ritmo medio, melodia caratteristica e atmosfera tipicamente Happy Helloween, ennesimo brano di “Giants & Monsters” che non vedi l’ora di cantare sotto palco.
“Majestic” è terza ed ultima suite all’interno delle 10 canzoni che compongono questo album, closing epico di 8minuti scritto da Kai Hansen, brano strutturato, grandioso, ricco di drammi vocali tra i tre cantanti, con una intro synth/pianoforte che strizza spudoratamente l’occhio agli anni ’80.
Riff esplosivi, il terzetto vocale di Kiske, Andi e Kai si amalgama alla perfezione nella struttura della canzone, arrangiamenti imponenti e un crescendo che suscita brividi, come nella precedente “Universe (Gravity for Hearts)” anche in questo caso ci troviamo ad ascoltare un brano che racchiude al suo interno diversi mood, in grado di coinvolgere l’ascoltatore, senza comunque distrarlo da quella che è la base della canzone, che nel tratto finale suona tanto Gamma Ray ovvero Hanseniana.
Il risultato complessivo è un disco che bilancia esperienza e freschezza, virtuosismo e immediatezza, melodia e aggressività, la band United mostra una rinnovata maturità, ogni scelta sembra ponderata, ogni arrangiamento funzionale a un disegno più grande, in cui Kai Hansen mette in mostra tutto il suo stile riconoscibile fin dalle prime battute, quasi a voler proseguire la “Skyfall” di “Helloween”.
“Giants & Monsters” trasmette la vitalità e l’entusiasmo tipicamente Happy Metal, di chi, dopo quattro decenni, ha ancora molto da dire e sa come dirlo, rappresenta non solo una tappa discografica, ma anche una dichiarazione di intenti: gli Helloween non vivono di ricordi, ma continuano a costruire il loro futuro.
Si tratta di un’opera ambiziosa e potente, capace di unire le radici leggendarie della band con nuove sfumature. Un lavoro che non insegue i fantasmi del glorioso passato, ma dimostra che i veri giganti e mostri non appartengono solo alla mitologia, ma continuano a vivere e a combattere sul palco, dentro la musica degli Helloween.
Di tutt’altro spessore è invece “Universe (Gravity for Hearts)”, un brano lungo e divertente, con quell’epicità che ci si aspetta dalle “zucche”. Molto riuscita anche “Hand of God”, che suona profondamente “Helloween” ma allo stesso tempo riesce a distinguersi dalla loro produzione più tipica, rivelandosi una piccola perla.
“Savior Of The World” e “We Can Be Gods” sono le classiche bordate power metal, con Kiske a volare spesso e volentieri in alto nella stratosfera; mentre “A Little Is A Little Too Far”, firmata da Deris, è una composizione scanzonata e divertita che richiama i singoli più catchy e melodici come “I Can” o “Mrs. God”.
Per vedere l’effetto che fa “Giants & Monsters”, assaporato in questo modo, è un piacevole viaggio nel tempo e un gigantesco promemoria che dovrebbe ricordarci sempre che il power metal è soprattutto divertimento.
Gli HELLOWEEN hanno annunciato il tour europeo che celebrerà i loro 40 anni di carriera e che partirà a ottobre 2025 e come detto sopra, l’unica data italiana si terrà il 19 novembre 2025 all’Unipol Forum di Assago (MI), i fans sono avvisati!
Non mi resta che dire: BENTORNATI HELLOWEEN!
Da Parte mia è tutto.
Alla Prossima da SonoSoloParole.
Scritto da: SonoSoloParole
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