MUSICA

CANZONI PER ANNI SPIETATI – IL RITORNO DEI NEGRITA

today29 Marzo 2025 3 16

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I Negrita ritornano con un disco di inediti dopo 7 anni dall’ultimo, e forse stupisce che le canzoni siano solo 9, di cui una cover, prima volta che in un loro album ci sono meno di 10 brani, ma del resto, però, meglio una tracklist corta, ma di brani validi, che un album farcito di riempitivi che rischiano di far perdere il focus dal concept generale e che magari non riescono a convincere del tutto. Certo, sarà il pubblico a decretare il successo di Canzoni per anni spietati, ma posso dire senza ombra di dubbio che si tratta certamente del miglior album dei Negrita dai tempi di Helldorado e se avete la pazienza di leggere fino alla fine ciò che scriverò ne scoprirete il perché.

L’album si apre con il brano “Nel Blu (Lettera ai Padroni della Terra)” che prende ispirazione da un pezzo famoso di Bob Dylan, che è “Masters of War”, lì si parlava della società degli anni 60, delle guerre che c’erano in quel momento, i Negrita invece raccontano la società contemporanea, quella del 2025, un brano dall’andatura marcata, un Groove solido e rock and roll, In qualche modo è forse anche il pezzo più rappresentativo del disco e non è un caso che lo apra.

Questa ballata toccante riflette sulla fragilità della nostra esistenza e sulla forza implacabile della natura, è una lettera d’amore all’estate, alla libertà, ma anche un promemoria: l’universo va avanti, con o senza di noi, e noi, spesso, dimentichiamo quanto siamo piccoli di fronte a tutto questo, una canzone leggera, come si dice nel testo, che personalmente leggo come una ricerca vera e propria di leggerezza.

La nostra generazione ha fallito? Questo è quello che sembra chiedersi i Negrita tra le righe del loro nuovo disco Canzoni Per Anni Spietati e con il pensiero di una generazione alla deriva.

Già dai primi singoli, “Non Esistono Innocenti Amico Mio”, “Noi Siamo Gli Altri” e “Nel Blu (Lettera ai Padroni della Terra), si delinea il respiro dell’album: un affresco spietato dell’oggi, dove il senso di sconfitta generazionale si intreccia a un’urgenza espressiva che non fa sconti. Le parole fendono l’aria come lame, evocando immagini di un’Italia stanca, corrosa dalla mediocrità e dall’indifferenza, ma non c’è retorica, non c’è didascalismo: la scrittura dei Negrita resta carnale, viscerale, capace di parlare ai cinquantenni che si interrogano sul fallimento della loro epoca, senza mai cadere nel cinismo sterile.

Scritto da: SonoSoloParole

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