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Dicembre

1 Dicembre 2024
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DAVID GILMOUR – “Luck and Strange”

David Gilmour, storico chitarrista dei Pink Floyd, torna a produrre un album di inediti con il titolo Luck and Strange, a distanza di nove anni dal precedente Rattle That Lock ed è uscito il 6 Settembre 2024.

Per l’immagine della copertina dell’album si avvale della collaborazione del noto fotografo e regista Anton Corbjin la cui immagine è stata subito criticata da molti fan (in un post sui social un fan italiano ha accostato la foto dell’uomo di spalle presente sulla copertina ad alcuni scatti realizzati da Corbjin nel 1993 per il film “Devotional” dei Depeche Mode, in particolare la postura molto simile della sagoma di Dave Gahan. Il fan aveva affermato: “Anton Corbijn sembra aver riciclato una vecchia foto di Dave Gahan”) che si aspettavano un artwork di tutt’altro spessore ma lo stesso Anton ha dovuto spiegare sui social network che l’immagine non ha niente a che fare con una fotografia simile a Dave Gahan. La posa di Dave Gahan ha un significato religioso (le mani leggermente giù) mentre l’immagine dell’album di David Gilmour si riferisce al fermare il tempo e gli elementi (mani aperte verso il fronte) quindi non c’è correlazione tra le immagini dato che l’immagine è ispirata al testo scritto da Charlie Gilmour per la canzone finale dell’album, “Scattered”.

Luck And Strange è stato registrato tra Brighton e Londra in un periodo di cinque mesi, ed è stato prodotto da Gilmour e Charlie Andrew, che ha precedentemente lavorato con ALT-J e Marika Hackman.

L’album contiene otto brani inediti e una rivisitazione di Between Two Points dei Montgolfier Brothers, che vede alla voce e all’arpa Romany Gilmour, presente come corista in tutto l’album e figlia dello stesso David.

Oltre a Romany, l’album ha al suo interno anche il contributo di un altro dei figli di Gilmour, Gabriel. Tra gli altri musicisti troviamo Guy Pratt e Tom Herbert al basso; Adam Betts, Steve Gadd e Steve DiStanislao alla batteria; Rob Gentry e Roger Eno alle tastiere. Gli arrangiamenti di archi e cori sono di Will Gardner.

I testi dei brani inediti sono stati scritti da Polly Samson, scrittrice e moglie del chitarrista, tranne quello di “Scattered”, il brano che chiude l’album, e che vede la partecipazione di Charlie, un altro dei figli di Gilmour.

Lo schema dell’album è quello che ormai Gilmour ha impostato da tempo, sia con i Pink Floyd del post-Waters che nei suoi album da solista, introduzione affidata ad un brano completamente strumentale si tratta di “Vita Brevis” e, come suggerisce il titolo, è quasi un frammento di nemmeno un minuto, in cui gli echi della slide guitar di Gilmour e qui David e sua figlia Romany legano tra loro i suoni della chitarra e dell’arpa, canzone che riflette sulla vita e sulla morte.

Il pezzo è nel classico stile Gilmour, dove è facile lasciarsi andare con la mente e godersi appieno le note che escono dalla sua chitarra, l’unico problema è che dura troppo poco e sembra che sia una piccola “intro” piuttosto che una canzone vera e propria, mi aspettavo l’entrata di altri strumenti invece prima che ce se ne accorga è finita.

In “Sings”, una ballata sognante sull’impossibile ricerca del rallentamento del tempo, Gilmour è supportato da una partitura orchestrale alternativamente vaporosa e rilassante.

La cosa più sorprendente è “Between Two Points”, una cover di una canzone del 1999 del duo indie “The Montgolfier Brothers” (scoperta da Gilmour su una playlist) cantata dalla figlia ventiduenne di lui e Polly Samson, arrangiata come una folk ballad tra l’acustico e l’orchestrato.

“A Single Spark” tocca temi religiosi che si ripresentano nella vita dell’artista adesso che gli anni sembrano volare via inesorabilmente. La canzone ha profumi e odori del passato, aggiungendo sonorità familiari come la campana che ti fa risvegliare ricordi floydiani (“Fat Old Sun”,High Hopes”, “Poles Apart”) inserite in un arrangiamento e un suono totalmente nuovi per Gilmour ma è forse il pezzo più pop dell’intero disco, se un brano di David Gilmour si può definire pop, percussioni, tastiere, cori, per sfociare nell’assolo più lungo del disco (oltre due minuti e mezzo), a cui fanno da sfondo archi e cori.

“Dark And Velvet Nights”, caratterizzata da un groove chopps che sfiora lo skanking e unico brano con un’attitudine tendente al rock che si tinge di toni oscuri e viaggia su tonalità dure, offrendo un classico arrangiamento poderoso e ruggente. La voce di David è decisa e rude come non mai e le tastiere scalpitano e graffiano in sottofondo. I cori a metà canzone richiamano quelli di “What Do You Want From Me”, sempre da “The Division Bell”. Il testo è una poesia composta da Polly Samson per il loro anniversario di matrimonio.

Sings” offre il dialogo tra Gilmour e sua moglie, bella ballata, malinconica, con Gilmour che canta la paura di lasciare la famiglia quando sarà il momento di affrontare la morte, troviamo Pratt suona il basso fretless nel suo stile riconoscibilissimo.Qui in questo brano ci rimanda al passato a di “Wish You Were Here” ma anche “Lost For Words”, in un continuo rimpallo alla vecchia e nuova produzione dei Pink Floyd che risulta molto emozionante.

Cosa molto bella è che all’interno è contenuta una sezione con la voce di Joe, primogenito della coppia Gilmour-Samson, registrata dal papà su un minidisc nel 1997 mentre il bimbo pronuncia la frase “Canta papà, canta” e sul finale di questo bellissimo brano c’è un suono di tastiera, delicato e dolce al punto tale che ricorda lo stile di Wright.

Scattered”, è probabilmente il brano più floydiano dell’album che termina il disco, con il suo battito cardiaco Dark Sid, la coppia cammina a braccetto lungo un “vecchio sentiero polveroso” mentre “il tramonto taglia la collina a metà”, entrambi si immergono, invece di infierire, nel morire della luce. Poi, il tutto si costruisce in una coda acutamente floydiana, con un infuocato assolo di chitarra, che si placa per permettere al cantante di notare che “il tempo è una marea che disobbedisce, e disobbedisce a me”. Questo brano che già dai primi secondi arriva dritta al cuore!

Ci sono gli archi in sottofondo e l’inconfondibile battito del cuore di floydiana memoria poi arriva la voce di Gilmour e le tastiere pronte a traghettarti tra le confortevoli acque sonore in chiaro stile “Echoes”. Si, la struttura del brano è complessa, intrigante ma al tempo stesso fluida. Il brano prende quota ma ti blocca nell’ascolto come se stesse per accadere qualcosa ma sai che è la classica magia floydiana, l’orchestra sembra eludere l’attesa, spiazzare chi ascolta tanto che il brano sembra prendere una direzione ma poi cambia del tutto e torna al tema iniziale, come in un’avvincente suite degli anni Settanta. La chitarra acustica riporta alle magiche atmosfere di “High Hopes” e subito dopo arriva la chitarra elettrica, David allora offre un altro dei suoi tanti miracoli musicali e il suono ti prende, catapultandoti tra i suoni dei violini e dell’orchestra e poi la musica frena, la voce di Gilmour è lì a cantare le parole dell’ultima strofa, quella che chiude l’album!

Ci sono due bonus tracks inserite nell’album, la prima è “Yes I Have Ghosts”, con David Gilmour che duetta con sua figlia Romany, già pubblicata su singolo nel 2020, inserita per la prima volta in un album. Il secondo bonus è la lunga e completa versione del gennaio 2007 di “Luck and Strange original Barn Jam”, quella con Gilmour, Wright, Pratt e DiStanislao, scritta da David Gilmour.

Per tutti quelli che hanno temuto un cambio nel suono gilmouriano dopo la vendita delle sue chitarre (nel 2019 hanno fruttato più di 21 milioni di dollari, tutti donati in beneficenza), la nuova Black Strat e le altre chitarre utilizzate nel nuovo disco non hanno minimamente scalfito il suo inconfondibile stile chitarristico. “Luck And Strange” è un disco sorprendente, bella musica e soprattutto tanta emozione come mai prima d’ora è sgorgata così fresca e rigogliosa dalla musica di Gilmour, il cui stile è ormai inconfondibile.

Chi lo ascolta con la mente aperta aspettandosi un album di David Gilmour troverà di che gioire qui, trovando anche sonorità mai esplorate, chi invece si fa sommettere da giudizi che niente hanno a che fare con la musica, naturalmente non troverà nulla che andrà bene.

Le recensioni sono sempre opinioni personali di chi le scrive ovviamente, ma io lo considero questo disco un gran bel lavoro, raffinato, elegante, intimo, riflessivo, a tratti commovente.

Gilmour, uomo di poche parole, musicista che preferisce dire l’indicibile con la chitarra che il banale con le parole, s’affida per i testi come sempre alla moglie, che a questo punto è la persona con cui ha collaborato più lungamente nella sua vita con cui vive da alcuni anni con il resto della famiglia a Wisborough Green,un villaggio di poco più di mille anime del West Sussex, nelle campagne inglesi, situato 60 chilometri a sud di Londra in una vasta fattoria, una proprietà che comprende anche un vecchio fienile, utilizzato dal chitarrista come sala prove.

“Luck and Strange” è un buon album di un grande musicista che la storia l’ha fatta, e che è tranquillo con se stesso, con il suo presente e con il suo passato, e soprattutto con la sua vicenda umana e artistica.

L’album, al netto delle bonus tracks, si chiude con le parole scritte da Charlie Gilmour, che hanno ispirato l’immagine di copertina: “I stand in a river, push against the streamTime is a tide that disobeys and it disobeys me – It never ends” (“Sono in piedi in un fiume, spingo contro la corrente- Il tempo è una marea che disobbedisce e disobbedisce a me -Non finisce mai”).

Ascoltando l’album posso dirvi di non aspettarvi canzoni Pink Floyd-style, d’altronde già con gli ultimi due lavori solisti (On an Island e Rattle That Lock) Gilmour aveva fatto intendere che quell’epoca era chiusa e che avrebbe prodotto solo musica che sentiva giusta per quel momento della sua vita, come ha ribadito anche nella presentazione di questo album in una sua intervista.

Gilmour si esibirà a Roma il 27, 28 e 29 settembre e l’1, 2 e 3 ottobre al Circo Massimo, uno dei luoghi più suggestivi della Capitale, che ospiterà l’evento anche grazie alla fondamentale collaborazione di Comune di Roma e Ministero della Cultura e saranno anteprima mondiale e unici spettacoli nell’Europa continentale e per l’occasione verrà allestita un’arena costruita appositamente per l’occasione con tutti posti a sedere: una struttura che offrirà agli spettatori la possibilità di godere del concerto nella massima comodità.

Questo è il mio modesto parere su questo album.

Alla Prossima da SonoSoloParole.

4 pensieri su “DAVID GILMOUR – “Luck and Strange”

  1. Fantastica recensione, letta di getto, mentre sorseggio un tè verde in un bar panoramico di Lugano, in questa bellissima giornata di fine estate.

    Grazie per il tuo lavoro.

    1. Grazie A te e a Pam che mi avete dato questa opportunità di entrare a far parte della bella famiglia di Radio Febbre.
      Complimenti anche per il vostro “orecchio professionale” nella scelta dei DJ come il nuovo arrivato Dj Kim bravo, lo ho ascoltato con piacere ieri sera nel debutto , immaginavo lo Skiline di Los Angeles con l’ottimo sound delle sue scelte musicali.

  2. Bellissimo recensione, letta velocemente tra una telefonata e l’altra.
    Competente, intenditrice e conoscitrice, come sempre un piacere leggerti.

    Grazie.

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